Edgar e me #Cap.3

E smettila di insinuarti a tuo piacimento sulle mie gambe, tra le mie braccia, frugando senza pudore nell’incavo del mio seno. Ho la mia vita da vivere, non posso sempre stare dietro a te, preoccuparmi, scattare ogni volta che fai sentire la tua presenza. Perché tu la fa sentire forte. Non ti accontenti di entrare in casa, no. Tu vuoi la mia attenzione, quando più ti aggrada, quando ne hai voglia. E io, come un’idiota, pronta lì a esaudirti. Ma dove vai quando sono sola e mi viene l’ansia perché non ti trovo da nessuna parte? Hai davvero una bella faccia di bronzo.

Mi è sembrata una conquista, l’affermazione del mio ruolo di capo indiscusso, quando ti ho semplicemente chiamato e tu sei accorso, subito. Prima non mi degnavi di uno sguardo, anzi, ti indispettivi e andavi via. Ora almeno sono io che comando. E non ci provi più a farmi male. Ogni tuo graffio lasciava il segno, a lungo. Ora non più, e non perché hai smesso di affilarti le unghie: perché io sono diventata immune. In fondo, in ogni rapporto, ogni tanto la corazza serve.

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Edgar e me #Cap. 2

Stamattina non c’eri. Nonostante la fame che so ti attanaglia dopo una notte di bagordi, non ti sei fatto vedere alla solita ora. Poi ho capito perché. Willy l’orbo. Si era acquartierato lì, in pieno sole, davanti all’ingresso di casa, in attesa. Lui e le sue due femmine in perenne calore. Imperturbabile mi fissava col suo unico occhio buono come a volermi sfidare. “Vuoi sfidare me? Sul serio?” Le prove di forza caratteriali sono il mio forte. Io non mi smuovo e ho due occhi per fissarti, uno più del tuo caro Willy. Vediamo chi la vince. Edgar ha ragione a non volersi mischiare con te, anche se qualche volta, più per difendere il suo onore che per altro, qualche diatriba l’ha risolta alla vecchia maniera: picchiando forte. Le nasconde bene le sue cicatrici, ma ci sono, eccome. E io ho stima di lui, perché lo fa con classe.

Deve finire questo malcostume ormai dilagante di figli senza padri che scorrazzano ovunque, femmine gravide di chissà chi che poi vengono a elemosinare attenzioni alla mia porta, zuffe notturne per il controllo del territorio. Willy si sente il padrone del quartiere. Ha messo su questo racket avvalendosi dell’aiuto di una progenie eterogenea e indefinita, e pensa di mettere Edgar in mezzo facendolo circuire dalle sue sciacquette. Randagio tra i randagi, non accetta che qualcuno possa essere più libero di lui, libero di scegliere tra la casa e la strada, senza dover chiedere il permesso a nessuno. Ma questa mafia deve finire, è ora di dire basta.

gatto tgrato

Edgar e me #Cap. 1

Non esistono relazioni perfette. Le migliori sono sempre frutto di un compromesso, e il nostro rapporto non è neppure da considerare una scelta. Un’imposizione, di questo si è trattato, e ora dobbiamo farci i conti, tu ed io. Il fatto che tu ti consideri il padrone metterebbe me, per contrapposizione logica, nel ruolo di serva. No, non funziona così, patti chiari da subito. E non m’incanti con quello sguardo languido del mattino, appena sveglio, che mi fissi come se volessi imporre la tua volontà telepaticamente. Lo so cosa vuoi da me, ma ci sono delle regole da rispettare, almeno adesso che dobbiamo forzatamente convivere. Noi non ci amiamo, diciamo la verità. Però stiamo imparando a rispettarci. Tu hai il compito di farmi compagnia, io quello di prendermi cura di te. E lo faccio. E ci parlo anche con te, che per tutta risposta mi volti le spalle e ti addormenti. Quando non ti prendi la briga di andartene a zonzo, di sparire, senza neanche lasciare, che so, un avviso, un’impronta di te che mi faccia capire che stai bene. Però torni, sempre, e questo dovrebbe farmi capire qualcosa, ma ancora non so cosa. Ti servo, ti sono in qualche modo utile. Va bene, è pur sempre un inizio. Il bisogno a volte unisce più del desiderio. Arriverai ad amarmi, ne sono certa.

Edgar

Edgar