Mi sono spesso chiesta cosa significhi realmente “perdonare”. L’etimologia della parola “perdono” è evidente. Si tratta di un atto spontaneo con il quale si rinuncia a una rivalsa, una vendetta, nei confronti di chi ci ha arrecato un ingiusto danno o sofferenza.
E’ quindi un dono gratuito, un vero atto d’amore. Che dovrebbe gratificarci, a volte farci sentire più forti, sicuramente migliori…
Ho letto diverse opinioni sull’argomento. Si parla di perdono in senso cristiano, in senso assoluto, giuridico, come crescita psicologica, e poi si parla di perdono in amore. In tutti i casi la premessa è che per perdonare ci vuole coraggio.
E poi il perdono deve essere chiesto…
Qualcuno, colui che offende, deve chiedere scusa…
Ma, diciamoci la verità, è sufficiente?
Siamo esseri umani, e per quanto possiamo credere di riuscire a perdonare, sicuramente non riusciremo mai a dimenticare e la sofferenza, prima o poi, tornerà a farci visita.
Parlando di tradimenti, ho letto uno scritto interessante di una psicologa che riassume brevemente lo stato d’animo di chi scopre di essere stato, appunto tradito:
-incredulita’;
-rabbia e allontanamento dal partner;
-ricerca ossessiva dei dettagli della relazione extra;
-bisogno di controllo sul partner fedifrago;
-sfiducia totale verso se stessi (” sono stato tradito quindi valgo poco…”) e verso il partner ( “se mi hai fatto questo sei capace di ogni cosa…”).