
Immagine presa da qui
Ma un libro in fondo cos’è? Me lo domandavo prima, da lettrice curiosa, quando provavo a immaginare tutto ciò che c’era dietro al lavoro di scrittura. Me lo domando adesso che a scrivere sono io.
Analizziamo le diverse risposte possibili.
- È un’opera dell’ingegno. Così dovrebbe essere almeno, l’espressione fisica e tangibile di un talento.
- È un bisogno di emergere. Così è per molti, gli invisibili, quelli che per volontà propria o per carenze di altro genere sono relegati ai margini (della società reale o virtuale?).
- È una necessità. Quella di esprimersi in modo diverso a volte. Quella di trovare condivisioni altre. Spesso è la necessità di combattere le proprie solitudini, di esorcizzarle.
- È il desiderio di esprimere un concetto, un pensiero. Come se scrivendolo questo possa acquisire forza, autorevolezza. Verba volant, scripta manent.
- È un’operazione commerciale. Eh sì, può essere anche questo. Penso a tutti quei libri pubblicati al solo scopo di fare cassetta, che si tratti di autori (?) o case editrici.
Sono solo alcuni degli esempi possibili. Credo che quando avrò terminato questo articolo me ne verranno in mente almeno altrettanti, e lo stesso varrà per chi mi legge.
Il problema è che noi tutti scriviamo, sempre. Abbiamo cominciato quando, ancora infanti e puri, ci hanno raccontato la meraviglia delle parole, che non sono solo da dire. Abbiamo imparato la scrittura assieme alla lettura. Che magia! Ancora lo ricordo quel primo momento della comprensione. Nel tempo poi si perde quello stupore, e scrivere, come leggere, diventa una routine, una capacità acquisita, come mangiare, bere, respirare.
Ecco, credo che lo scrittore, quello vero, conservi intatto lo stupore del bambino. E allora il suo libro è il suo mondo incantato, quello in cui tutto può avvenire, e la scrittura è solo il mezzo con cui tutti gli altri possono decifrarne i simboli e ritrovare, magari, la meraviglia che un giorno lontano li aveva appassionati.
Mettiamola così. Un libro è l’incontro di due mondi, quello dello scrittore e quello del lettore, che in quello spazio neutrale, tra quelle pagine che prima erano bianche, ritrovano la loro dimensione congiunta e fantastica. Un libro è un bambino che sogna.
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è il luogo che testimonia il comune stupore dei parlanti, i quali con l’occhio e la penna si scambiano le meraviglie del mondo e dell’immaginazione.
Ogni libro è un mondo raccontato che incontrandosi con altri mondi ne genera infiniti possibili.
Certo. Il sogno che si perpetua all’infinito.
brava davvero come sempre ! Riesci a guardare le cose a 360 gradi a fotografare la motivazione e l’intenzione dello scrittore verso il lettore e di questi le sue impressioni su di sè e sul mondo esterno. Ma un dialogo tra scrittore e lettore?
Il libro. Quello è il luogo dell’incontro, l’origine di tutto. La magia della parola scritta e contemporaneamente letta.
la distinzione tra libro e libro è fondamentale.
Infatti un libro può essere un saggio, può essere un romanzo, può essere anche autobiorafico ecc..
e tu hai analizzato perfettamento tutto quello che può essere un libro, tranne che un libro può anche essere un libro per se stessi da non pubblicare (da non confondere con un diario) dove rimangono indelebili e non offuscabili da alzaimer o demenza senile delle sensazioni e degli affetti come in uno scrigno, da aprire ogni volta che si ha bisogno di rimanere per qualche attimo con se stessi per ripercorre/ricordare, risognare, rifocillandosi senza dimenticare nulla delle sensazioni straordinarie vissute.
Non so dire cos’è questo libro, ma sò senza alcun dubbio che è il libro più meraviglioso che si possa scrivere, un libro per la propria anima.