Calì e Don Giulio si precipitarono fuori dalla Procura come furie. Il giornalista fu colto di sorpresa e non riuscì a fermarli, quindi fu costretto a porsi nuovamente all’inseguimento. Calì ingranò la seconda, poi la terza, fece guizzare la sua Mini tra le curve e i tornanti e infine la lanciò sul rettilineo a tutta velocità. – Che ti prende Lele? – urlò Don Giulio per farsi sentire sopra il ruggito del motore. Si teneva con entrambe le mani aggrappato alla cintura di sicurezza. – Io spero solo che lei si renda conto del casino nel quale mi ha messo Don, con rispetto parlando ovviamente. – Il Maresciallo era sempre più convinto che quella giornata sarebbe potuta andare diversamente se il prete si fosse fatto i fatti suoi e non avesse alimentato le sacche creative di riserva di cui erano ben dotati i paesani. – Mi spiace che tu la pensi così, ma ti assicuro che non ti avrei disturbato se tutta la faccenda non fosse stata sospetta e se Luisa Latella non si fosse accorta della busta! – Don Giulio puntava i piedi come per aiutare l’auto a frenare.
– Luisa Latella l’impiegata delle poste? Ho capito tutto, qui c’è sotto un bel pettegolezzo tra comari…
– Ma no, Lele, ragiona. Maddalena Serafico di Vincisguerra è davvero scomparsa. Quando una persona, per una vita intera, segue certe abitudini, non è normale che le cambi così all’improvviso. Sai, sono convinto che dietro le chiacchiere di paese ci sia sempre un fondo di concretezza. La faccenda del cugino è altrettanto vera. Non so cosa sia accaduto tra lui e Marta Antoniotti, ma qualcosa c’è stato. E se la Latella dice che una busta è sospetta, puoi star certo che dice il vero. Lei sarebbe capace di riconoscere ogni plico e missiva che passa dal suo ufficio, anche dopo anni. – Mentre i due ragionavano ad alta voce di tutta la faccenda, passarono sfrecciando dal centro del paese in direzione del lago, seguiti a breve distanza dal giornalista in moto. Davanti a Palazzo Vincisguerra intanto si stava consumando un piccolo dramma. Salemi aveva da poco congedato il fabbro quando era giunto il furgone del RIS. Tre poliziotti investigativi lo avevano allontanato dal luogo dell’indagine e avevano preso a fare i loro rilievi. Bardati di tute bianche, guanti, calzari telati e valigette misteriose, i tre uomini si muovevano dentro e fuori il palazzo come astronauti su un pianeta alieno. Fu per questo che l’appuntato, quando vide passare la Mini del Maresciallo a tutta velocità, fu indeciso sul da farsi. “Qui la faccenda è più grave di quanto pensassi. Meglio restare nei paraggi a disposizione.”
Calì e Don Giulio non persero tempo in inutili convenevoli. Il prete scese in spiaggia e, individuate Luisa Latella e Marta Antoniotti, le avvicinò e le invitò a seguirlo. Il Maresciallo telefonò a Salemi e gli ordinò di aspettarlo in ufficio. Il RIS avrebbe fatto i suoi rilievi e avrebbe riferito al Magistrato, ma lui era quasi certo che non avrebbero trovato nulla.
– Ah! Salemi! Portaci qualcosa da mangiare che qui rischiamo di tirar tardi.
Alle tredici l’ufficio del Maresciallo era piuttosto affollato. Marta e Luisa sedevano una accanto all’altra, in evidente imbarazzo. I rispettivi mariti avevano voluto seguirle, non c’era stato verso di dissuaderli. Anche la giovane Michela si era aggiunta alla comitiva; in fondo erano coinvolti sua madre e il suo fidanzato in quella faccenda! Salemi si affaccendava intorno, portando bibite fresche e viveri, accendendo e spegnendo l’aria condizionata e lanciando occhiate di velluto alla sua bella. Fuori dalla Caserma si era radunata una piccola folla di curiosi e, tra loro, tre giornalisti armati di macchina fotografica e smartphone, attendevano gli sviluppi della vicenda.
– Allora, chi ha visto la signora Maddalena ieri? – Le due donne si guardarono interdette.
– Non saprei Maresciallo. In realtà nessuna di noi due l’ha vista. Probabilmente l’ha vista la Castrozzi, al bar, ieri mattina. Almeno questo ha lasciato intendere stamattina, fuori dalla chiesa. – Marta aveva parlato con voce accorata e preoccupata. Prima o poi, lo sapeva, la faccenda della busta sarebbe saltata fuori, e pure quella di Leonardo. Che figura…! Avrebbe dovuto parlarne davanti a tutti. – Sì, Maresciallo, chieda alla cara Veronica, che lei sa sicuramente tutto! – C’era forse del sarcasmo nelle parole di Luisa Latella?
– Signora Luisa, qui è lei che deve raccontare della busta sotto il portone e dell’idea che Leonardo Vincisguerra sia scomparso. Mi pare che sia stata proprio lei a parlarne a Don Giulio. O sbaglio?
– No, non sbaglia, e io non mento. La busta è sotto il portone.
– No, non c’è più, è scomparsa. – Intervenne Don Giulio.
– Qualcuno l’ha rubata! – esclamò Luisa.
– Sì, va bene, non ricominciamo con le congetture fantasiose. Certo il contenuto di quel plico potrebbe essere importante per le indagini…
Marta, con la testa china a fissare la borsa che aveva in grembo, sussurrò: – Ce l’ho io. La busta… l’ho presa io…
– Ma, dannazione signora Marta! Come… cosa… – Calì non sapeva bene come comportarsi. Di certo non poteva trattare la donna come una criminale, ma non poteva neppure lasciar correre. La donna, in lacrime, raccontò come era venuta in possesso della busta, si scusò, singhiozzò, in un crescendo drammatico e parossistico, tanto che sia la figlia che il marito accorsero a consolarla. Infine si decise a tirar fuori il plico in questione e a raccontare la sua storia con Leonardo Vincisguerra. Calì ascoltò, attonito ma comprensivo, il racconto di un amore contrastato a causa di diverse condizioni sociali, e si sentì solidale con Marta. Seppe della fuga in Australia del giovane, tanti anni prima, fuga necessaria perché aveva giocato gli ultimi risparmi di sua madre in una bisca clandestina, aveva perso tutto e rischiava di essere ammazzato per i debiti con certa gente poco raccomandabile.