Non ci penso spesso, o almeno provo a non farlo. Sono grandi, mi dico, e lo sono anche io. E guardo il loro mondo attraverso i social, perché non è pensabile sentirsi di continuo. Sono grandi, mi dico e mi dicono, autonomi. Forse che io sento mia madre ogni giorno? No, vero, e non ne sento neanche l’esigenza. Mi rendo conto, a volte di apparire stronza. Ma solo a volte.
Poi vedo quelle foto, quegli scatti rubati a pezzi di vita che, non solo non condivido, ma di cui non sono neppure a conoscenza. Gente sconosciuta che con loro fa un pezzo di strada, a mia insaputa. Un nuovo look. Sorrisi e gesti mai visti prima. E il cuore perde un colpo, inevitabilmente. E si stringe anche un po’ la gola. Perché mancano quei momenti passati, quando ero il loro filtro per la vita. E a volte pesavano, la responsabilità, l’attenzione, l’esempio continui. Il risultato è questo, ce l’ho davanti, anche solo virtualmente. Un uomo e una donna straordinari, che non mi appartengono, non mi sono mai appartenuti, anche se li ho sempre chiamati figli miei.