Ogni anno il 31 dicembre mi ritrovo a scrivere cose. Oggi in realtà non ne avevo una gran voglia, poi però mi sono ritrovata a inviare messaggi agli amici, messaggi unici, niente copia e incolla, e allora mi sono detta che non sarei mai riuscita a finire entro la mezzanotte, tanto vale dedicarvi un post collettivo.
Al 2019 non devo dire nulla, poverino sta per morire sepolto da tonnellate di cibo e incenerito da miliardi di fuochi. Sono stati i soliti 365 giorni di speranze accese, di sogni da realizzare, di cambiamenti e di quotidianità. Qualcosa è accaduto, altro è rimasto lì, in attesa del momento buono per venire fuori alla luce. Potessimo ripercorrere ogni istante dell’anno che sta per finire avremmo modo di pentirci o di gioire, in ogni caso saremmo consapevoli di aver imparato qualche lezione importante il cui significato oggi ci sfugge. È sempre così, lo capiremo poi, quando saremo grandi. Forse.
Io ho ancora tante cose da capire, gli ultimi mesi sono stati come un viaggio velocissimo e lentissimo sulle montagne russe, emozioni contrastanti che mi hanno portata a una decisione determinante per il mio futuro: le mie sentenze le decido io.
Ho avuto in regalo un autunno ricco: il ruolo nella scuola, il mio nuovo romanzo, incontri straordinari, amicizie nuove e amicizie rinnovate, affetti e calore che credevo perduti. Ho pianto molto ma ho riso di più, e questo non mi pare poco.
Per cui, caro 2019, io non ti dico mortacci tua, non ti butto via così, nonostante tutto. Certo qualche cosina te la potevi risparmiare, ma mi dicono che il neonato che sta per arrivare ha, almeno nei numeri, tanti buoni presagi. Più che ai presagi io credo alla volontà e alla consapevolezza, quindi non leggerò oroscopi, mi affiderò all’energia dell’Universo.
E anche a voi, amici che mi state leggendo, auguro che il vento nuovo che sta per arrivare sia fatto di aria buona e ricca, quella che serve per vivere e per sentire il futuro più vicino e possibile.