Ci sono storie… ci vediamo a #PLPL!

Mi è capitato diverse volte di dover rispondere alla domanda “perché scrivi?”. In genere mi lascio travolgere da un forte imbarazzo e anche da un particolare senso di colpa, per cui divago e dico cose a caso. Io non ce l’ho quella risposta forte, tipo “ho un messaggio da condividere” oppure “è un’esigenza dell’anima”, insomma roba così, potente.

Oggi mi è stata fatta la stessa domanda durante un corso sulla costruzione dei personaggi e allora, forse perché ero rilassata, forse perché la richiesta era inserita nel contesto giusto, ho trovato le parole per rispondere: scrivo perché mi piace raccontare storie. Volendo approfondire io racconto storie da sempre, sin da bambina. Anche le mie balle erano storie ben congegnate, credibili, così tanto che ci credevo anch’io. Col passare del tempo e con l’esercizio ho capito che quelle storie mi servivano anche per non dimenticare, così sono passata dalla forma verbale a quella scritta.

C’è stato poi tutto un periodo, quello delle letture folli fino alle tre di notte – metodica mai abbandonata – in cui trascorrevo il resto del tempo notturno a sognare diversi finali dei libri in lettura, a litigare con l’autore sulle direzioni da prendere – gli scontri più accesi sono stati col mio amato Steven King – a innamorarmi dei personaggi e a odiarli a morte. Mi svegliavo pensando “ora ti faccio vedere io cosa ti succede…”, ma non avevo il coraggio di prendere carta e penna. Poi l’ho trovato e mi sono finalmente divertita sul serio.

Capita dunque di partecipare a un corso di scrittura (prima volta nella mia vita) e di imparare a rimescolare le carte, trasformando il giocoso e caotico Pierluca in una Cetta appassionata e impulsiva, che decide di partire per New Orleans e vivere una nuova avventura che lo cambierà in qualcosa di ancora più diverso e impensabile.

Questo accade nei libri, questo accade nella vita. Tre anni fa non avrei mai immaginato di incontrare il cancro e di cominciare una lotta senza esclusione di colpi che dura ancora oggi – si stancherà lui per primo, io no di certo – né che inconsciamente lo avrei infilato nel mio ultimo romanzo facendolo diventare una sorta di Innominato da affrontare e distruggere. Pensare che Manzoni potesse avermi influenzata così tanto, immaginare le diverse sfumature che La leggenda del Re Eremita ha assunto per chi lo ha letto o lo sta leggendo – quante chiavi di lettura, mi stupite ogni volta che me ne parlate! – rendermi conto che in questo libro c’è tutto l’amore che ho per la vita e per la narrazione, che ogni riga, ogni parola sono onde di emozioni che lavano peccati e risolvono conflitti, beh cari miei, è roba forte. Così forte che avrà un seguito. Così nascono le mie storie.

Cosa è successo a novembre? Ci sono state alcune presentazioni, una anche alla Feltrinelli di Piazza Colonna e potete immaginare l’ansia e i punti ego… Ci sono stati momenti di confronto interessanti, ho dovuto fare i conti con la mia resistenza fisica ché la CURA non fa sconti ma io ho la testa dura, ho fatto due concerti col mio coro, ho tagliato rami secchi e ne ho fatto un bel falò, ho conosciuto persone nuove e bellissime e tra poco c’è Più Libri Più Liberi e sono eccitata come sempre. Ci sarò, nonostante tutto, ad annotare cose per la rivista che ha l’ardire di pubblicare i miei vaneggiamenti – art a part of Cult(ure) ovviamente – e a presidiare il più possibile lo stand del mio editore, Miraggi Edizioni, dove mi troverete sicuramente il 6, il 7 e l’8 dicembre insieme al mio libro. Venite tutti che voglio abbracciarvi!

Vi saluto con alcune parole tratte dalla prefazione del mio romanzo, una prefazione d’autore. Grazie Giorgia Lepore per averla scritta.

Questo romanzo è un gioco di scatole. In una c’è la fiaba, raccontata come si devono raccontare le fiabe, con un ritmo dolce e cullante, uno spazio e un tempo sospesi, dei personaggi che raccontano se stessi e gli altri e affondano i loro racconti in radici lontane. In un’altra c’è il romanzo di formazione, con tra ragazze che crescono e le troviamo bambine e poi giovani donne, alla scoperta della loro identità sepolta sotto cumuli di macerie. E poi c’è l’affresco di una società corrotta, violenta, perversa, una critica sociale sottile e sottintesa, ma non per questo meno incisiva e velenosa. Tutto si tiene insieme grazie alla storia, come dovrebbero fare sempre le storie, raccontare le cose da dentro, da parte di quelli che le vivono e sono immersi nel fango, quel fango se lo portano sulla pelle, nelle viscere, tanto da non poterne uscire, nemmeno quando sono convinte di poter rompere gli argini in cui esso scorre.

Torna #Letterature e la scrittura diventa altissima.

 

Ogni anno a Roma, tra la fine di maggio e l’inizio di luglio – con le giornate più lunghe e, si spera, più calde – torna Letterature, il festival internazionale che chiama e richiama coloro che di Letteratura ne sanno, e tanto. La particolarità di questo festival, per chi non lo sapesse, è che viene richiesto a ogni autore di “regalare” al pubblico, per l’occasione, un racconto inedito su un tema specifico. Quello di quest’anno è “Il diritto e il rovescio. L’inesauribile corrente delle parole” e per me è come se avessero dato caramelle a bambini golosi. Un tema del genere è così vasto, intricato, coinvolgente, conturbante, attuale, eterno, esplosivo che assolutamente non potevo mancare a un evento, almeno uno.

E me lo sono scelto per bene. Quattro autori straordinari, quattro voci e quattro modi di “parlare di parole” che mi hanno lasciata stordita. Il magnifico scenario della Basilica di Massenzio, dentro i Fori Imperiali, ha reso il doveroso omaggio a Glenn Cooper, Marcello Simoni, Khaled Khalifa e Paul B. Preciado e io, che di parole ne uso tante – a volte a sproposito – mi sono lasciata trasportare dai loro racconti e ho pensato, alla fine, che se le parole possono essere usate così forse un po’ di speranza per la cultura, per l’umanità stessa, c’è ancora.

Ecco la mia narrazione della serata evento, ecco il mio modo di intrecciare parole per raccontare le loro.

Letterature Festival 2018 #3. Quattro autori e il segreto delle parole

Le note struggenti del violino di H.E.R. hanno introdotto, ogni volta, una narrazione alta e impeccabile che, secondo prospettive diverse ma ugualmente forti e dirompenti, ha interpretato “le parole” e ciò che si cela dietro esse. Che straordinaria occasione per chi, come me umile scribacchina, si diletta col linguaggio e con le storie.

Glenn Cooper lo conosco bene come scrittore – credo che Dan Brown si sia ispirato a lui – e mi ha colpito trovare in lui tanta ironia. Il suo racconto inedito si intitola Wordplay e immagina un incontro surreale tra Shakespeare e Robert Cecil, l’allora Segretario di Stato della Regina, un ometto basso e bruttino che somigliava a un furetto. [continua a leggere su Art a Part of Cult(ure)…]

 

Librai in fiera a #PLPL17 Come uscire dalla crisi.

Librai in fiera potrebbe diventare uno slogan. Perché va detto, le librerie indipendenti si stanno inventando qualunque cosa per uscire dalla crisi dell’editoria, molto di più di quello che fanno gli editori.

A #PLPL17 ho incontrato alcuni di questi folli appassionati che hanno raccontato quali misure stanno adottando per uscire da una crisi di mercato ormai decennale e trasformare le librerie indipendenti in centri di aggregazione e integrazione culturale. Molte le idee in cantiere, alcune già realizzate, che mostrano un fermento in costante crescita nonostante le numerose chiusure e i limiti di una legislazione che proclama attenzione verso la cultura ma poi, quando si tratta di investire, si volta dall’altra parte.

Ecco il mio resoconto, pubblicato su Art a Part of Cult(ure), come sempre.

Più Libri Più liberi #4. I librai indipendenti di Roma fanno rete. Alla Fiera si fa il punto della situazione

A Più Libri Più Liberi ho incontrato, in una Aldus Room gremita di professionisti, due librai romani “storici”, Alessandro Alessandroni di Altroquando e Davide Vender di Odradek.

Il loro intervento è stato preceduto dal racconto inquietante dello stato dei fatti, resoconto di uno studio effettuato dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’università Tor Vergata e illustrato da Francesca Vannucchi.

Perché racconto inquietante? Perché risulta che negli ultimi dieci anni a Roma si è passati da 414 a 191 librerie indipendenti. 223 librerie hanno chiuso… [continua a leggere…]