Certe rivoluzioni a un certo punto devono raggiungere un obiettivo, altrimenti sono inutili. Io e mia madre non volevamo certo sconvolgere la società civile o abbattere una monarchia: la nostra rivoluzione, molto personale, voleva solo essere un esempio di lotta contro un nemico complicato e subdolo. E abbiamo lottato, a modo nostro, e stiamo continuando a farlo. Ci sono momenti però in cui bisogna tirare il fiato, raggruppare le truppe e agire d’astuzia, e in questi casi un po’ di silenzio ci sta bene. Strategia signori, strategia!
Sarà un’estate calda, sotto tutti i punti di vista. Un’estate di cure intense e di distanza, io e lei, figlia e madre, a mettere i nostri cerotti là dove serve e a godere quei momenti di calma tra una tempesta e l’altra, ognuna per proprio conto perché è così che deve essere. Mamma si immerge nella sua fede, – quanto le invidio questo lasciarsi andare! – e prega per sé e per me.
– Sant’Antonio vedrai che ti aiuterà, mi ha sempre ascoltata.
– Perché proprio Sant’Antonio ma’? Tra tutti i Santi non è che sia il mio preferito, così pelatino, insomma… vuoi mettere San Francesco? – Non sono blasfema, è solo che da piccola avevo i miei preferiti.
– Ma cosa vai dicendo? Lui fa i miracoli, lui è potente! – E io non oso contraddirla, ci mancherebbe.
– Mamma, come stai oggi? – La chiamo alle otto del mattino, convinta di fare la cosa giusta.
– Beh, stanotte sono stata bene, niente febbre. Ora però ti devo salutare che devo prendere le pasticche e mi devo concentrare.
Ne prende tre al mattino e quattro la sera, e sono assolutamente convinta che per ogni pillola c’è la giusta preghiera.
– Mamma, devo ricominciare la chemio, quattro cicli. Mi sa tanto che quest’estate non vado da nessuna parte. E poi perderò i capelli.
– E vabè, tanto quelli ricrescono, no? Neanche io vado da nessuna parte, vorrà dire che ci faremo compagnia qui.
– E come ma’? Io stanca morta da una parte e tu dall’altra? Sai che sostegno reciproco!
– Hai ragione, stiamo a casa nostra, che è meglio non parlare sempre delle stesse cose.
Già, meglio non parlare sempre della malattia, che quello è un vortice dal quale poi è difficile uscire. E poi chi ci sta intorno si stanca, si deprime, ed è giusto così, non si può scaricare un simile peso, si deve portare da soli finché il bagaglio non si svuota e diventa leggerissimo. Questo è il vero obiettivo della lotta, della rivoluzione. E per svuotare il bagaglio pesante bisogna chiedere alla vita cose belle e riempirsi di meraviglia quando accadono. Come la notizia che ho vinto il concorso.
– Mamma, ce l’ho fatta! Ora sono insegnante di ruolo! – Penso a mio padre mentre lo dico, lui così legato all’idea del “posto fisso” quanto sarebbe felice, orgoglioso.
– Lo vedi? Questo è Sant’Antonio! – E giù a pregare con maggior lena. Voglio pensare che sia anche un po’ merito mio e del mio impegno nonostante tutto cavolo, voglio pensare che in questo anno pazzesco la vita mi abbia fatto brutti scherzi ma abbia deciso anche di restituirmi qualcosa, la serenità, un sollievo per il futuro. Però grazie Sant’Antonio, sono certa che il tuo contributo sia stato indispensabile (mai inimicarsi gli alleati di mamma).
E adesso chiudiamo questa seconda stagione di Cetteide con una bellissima immagine. La telecamera si muove in soggettiva e si ferma su questa donna meravigliosa che ha compiuto ottant’anni. L’abbiamo celebrata in tanti, più di venti a sfidare il caldo torrido di un sabato di giugno; le sue sorelle, le sue amiche, le figlie, i nipoti, quattro generazioni si sono riunite per festeggiare Mariù. La camera si avvicina al volto felice di mia madre e si ferma lì per un primo piano che è una sinfonia di colori e di luce; Eleonora, l’ultima piccola donna arrivata in famiglia, batte le manine all’arrivo di una torta maestosa e Mariù ride, oh se ride.
Nota finale: siamo riusciti a non farle cucinare niente. Lei però ha diretto i lavori.
Ciao ma’, ne riparliamo a fine estate.
E adesso musica. Per te mamma, per noi.