#Crisi dell’editoria? Basta un pallottoliere, magari digitale.

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In campo editoriale io sono una neofita, nel senso che mi occupo di questo da troppo poco tempo per essere considerata e considerarmi un’esperta. E poi non sono un editore, non nel senso imprenditoriale del termine almeno. Perché a ben vedere, quando auto-pubblico qualcosa o divulgo altro sul web affronto esattamente tutti gli stessi processi imprenditoriali, cercando oltretutto di fare meglio e di imparare dai miei sbagli. Ma questa è un’altra storia.

Da molto (troppo) tempo si parla di #crisi dell’editoria, e la recente Buchmesse di Francoforte è stata ulteriore occasione per parlarne, evidenziando numeri catastrofici (parliamo dell’Italia ovviamente) e un futuro preoccupante. Ne ho letto oggi anche nel blog Sul Romanzo (qui) e questo mi ha portato a una riflessione.
Non voglio parlare di dati. Che l’editoria sia in crisi NON perché mancano i lettori ma per il fatto che questi comprino meno libri è un dato di fatto. E la colpa non è dei lettori (ne ha parlato anche FlaminiaMancinelli qui). Gli editori non riescono, così come molti politici, a fare un’analisi obbiettiva dei dati. Qui c’è un problema di qualità dell’offerta e di costi del prodotto/libro. Come dire che la legge di mercato per cui una persona acquista dove c’è il miglior rapporto qualità/prezzo per loro non significa nulla. Anzi, è da sovvertire. Libri di scarsa qualità a prezzi elevati. Mi fa pensare a un’usanza molto meridionale (ma probabilmente diffusissima), quella del “cumparire e sparagnare”, per cui, nelle occasioni di festa (nei matrimoni soprattutto) si regalavano oggetti enormi e inutili e poco costosi, ma abbastanza appariscenti da farsi notare. L’editoria non può ridursi a questo.

Vogliamo parlare del sacro terrore che alcune CE hanno del digitale? Ebook che costano quasi quanto il cartaceo, protetti da DRM per paura che qualcuno (temerario!) possa divulgare cotanta paccottiglia! Ma suvvia, siamo seri! Stiamo sdoganando la SIAE, cercando alternative alla tutela del diritto d’autore (poi si potrebbe aprire un capitolo sulla corresponsione), e parliamo di proteggere l’oggetto libro? E pensare che l’avvento del digitale dovrebbe essere considerata un’opportunità. Perché?

Pensate a questo scenario cari editori (e ve lo dico io che non sono nessuno, ma che testardamente penso che il vostro ruolo vada salvaguardato): c’è una situazione di guerra intorno a noi, libri invenduti, librerie al collasso e tanti, troppi, piccoli e coraggiosi vostri colleghi che sono costretti a chiudere. E a chiudere sono spesso realtà giovani, che fanno del libro la loro passione, che magari pubblicano digitale per abbattere costi di stampa e di distribuzione. Di certo non chiudono le EAP. Perché? Perché loro sono pagate alla fonte, da quegli autori imbecilli che si fanno infinocchiare dalla “magia di tenere il proprio libro tra le mani” a qualunque costo, anche rimettendoci di tasca propria. Ci sta provando il selfpublishing a combattere questa situazione, ma c’è ancora troppa confusione e pressapochismo, anche se le cose stanno cambiando (la selezione naturale) e si punta a far emergere la qualità.

E voi? Volete restare arroccati sulle vostre posizioni meramente commerciali? Non avete alcuna intenzione di rivendicare il vostro ruolo di filtro, di propositori? Io una proposta ce l’avrei per provare a trascinarvi fuori dalla crisi: togliete i DRM dagli ebook e abbattete i prezzi e investite ciò che risparmierete sullo scouting. Andate a scovare i talenti che, vi assicuro, ci sono, e ricominciate a proporre prodotti di qualità. Vi accorgerete che i lettori ci sono, e sono tanti, e che nonostante la crisi sono disposti anche a fare sacrifici per acquistare un bel libro. Non ci vuole un ministro dell’economia per fare due conti, né un consulente commerciale da pagare con assegni a sei zeri. Basta un pallottoliere.

Recensione a “tutto tondo”

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D’estate, è risaputo, si legge di più. Le ore di luce aumentano, la voglia di stare svegli anche, e allora bisogna pur riempirlo questo tempo che avanza, no? C’è chi sta fuori fino a tardi, chi si rimbecillisce davanti alla TV e chi, per fortuna, apre un libro e lo legge senza ansie. Leggereonline news è una rivista ormai storica, condotta con maestrìa e competenza da due giornaliste e scrittrici, Flaminia P. Mancinelli e Marinella Zetti.

E questa è la recensione/intervista/articolo che hanno pubblicato su di me e sulle cose che scrivo, con una particolare attenzione all’ultimo romanzo, Quella volta che sono morta, e al mio editore DuDag. Grazie!

Quella volta che sono morta

 

 

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Il romanzo breve di Cetta De Luca è originale e ben scritto. Per conoscere meglio l’autrice le abbiamo rivolto alcune domande sulla sua opera, sul self publishing, sui progetti futuri.

 

 

Ho incontrato Cetta De Luca e le sue scritture sul Web, per caso. È stato all’incirca tre anni fa e io le proposi di leggere il suo Colui che ritorna, il romanzo breve che aveva appena pubblicato. In seguito è stata la volta di Nata in una casa di donne e proprio in questi giorni ho letto il suo ultimo lavoro: Quella volta che sono morta. Questo per dire che con questa autrice ho potuto adottare una metodologia di lettura che mi è particolarmente cara: seguirne l’evoluzione attraverso le scritture. [continua a leggere…]

Adotta una Casa Editrice: gli autori raccontano gli editori

Immagine presa da qui

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Per una volta voglio fare qualcosa di inconsueto. Voglio inaugurare una nuova rubrica: Adotta una Casa Editrice. Sia ben chiaro, non si tratta di una rubrica satirica né di un luogo dove si professa il buonismo a tutti i costi o la cattiveria gratuita. Intendo proprio dedicare uno spazio a quelle Case Editrici che, a insindacabile giudizio mio e di altri autori, sono meritevoli di attenzione. Perché hanno un catalogo degno di nota, perché si interessano degli esordienti come dei nomi noti, perché curano i libri che pubblicano come una sdora cura l’impasto della sfoglia, perché rispondono all’invio di manoscritti, perché non si fanno pagare, perché distribuiscono i libri, perché, insomma, fanno GLI EDITORI. Non mi interessano le dimensioni dell’azienda che andremo, di volta in volta, a esaminare. Mi interessa il modus operandi, i punti critici e quelli di eccellenza, mi interessa dare un contributo, come autrice e lettrice, avulso da schemi preconcetti. E vorrei in questo modo informare, perché informando si può ambire a migliorare.

Viviamo un periodo difficile per l’economia in genere e per l’editoria in particolare, eppure alcune realtà ancora manifestano passione per ciò che fanno, come artigiani che vedono in anteprima il prodotto finito scaturire dalla materia prima. Molti pensano che io sia una pasionaria del selfpublishing. Non è così, non lo è mai stato. Semmai sono una guerrigliera della buona editoria, da qualunque fronte essa arrivi, e considero il selfpublishing un’opportunità che necessita di buone regole affinché non si trasformi in un ulteriore impoverimento dell’offerta culturale. Quando non ci sono barriere c’è bisogno di filtri. Lo devono gli autori a sé stessi, lo devono gli autori ai lettori, lo devono gli editori ad autori e lettori. Quindi, dopo tanto parlare di “editoria fai da te”, esploriamo il mondo dell’editoria imprenditoriale e vediamo che succede, vediamo chi e cosa emerge, scopriamo chi sono i soggetti meritevoli di attenzione. Dedicherò una settimana a ciascuno di loro, sette giorni per raccontarli da un particolare punto di vista: quello dei non addetti ai lavori.

Comincerò questo sabato, il tempo di scegliere quale Casa Editrice sarà la prima. L’invito a partecipare è aperto a tutti.