Il 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale della poesia per la Pace “Peace One Day” e da qualche anno mi capita di partecipare, coinvolta da quelle menti belle e impetuose dell’associazione Argilla Teatri.
Quest’anno c’è stata un’anteprima il 15 settembre a Genzano, in occasione della XXX Festa del pane di Genzano (chi – in Italia e nel mondo – non ha mai mangiato il pane DOP di Genzano? Male, molto male…), paesino ameno arrampicato sui colli di Roma, uno di quei “castelli” celebri per vino, porchetta, fraschette, pane, olio, roba buona insomma.
Abbiamo dedicato una giornata intera alla “parola” scritta, quella che resta e che è importante, quella che può fare la differenza fra ciò che si dice e ciò che si fa. Per la pace in questo caso. La mattina abbiamo coinvolto la gente con “Scritture di strada” e ci ha stupito la partecipazione di tanti bambini e adolescenti. Loro ci hanno lasciato parole incantevoli come “vita, vita, vita, vita” o parole lente come “deserto”, e noi le abbiamo raccolte su un totem gigante, in piazza, per ispirare tutti i passanti. Grazie Isabella, Ivan, Mauro, Giulietta per la straordinaria esperienza vissuta insieme.
A me è stata chiesta una poesia, qualcosa che le somigliasse perlomeno. Mi sono messa a pensare cosa intendo io per pace, perché il tema è importante e troppo spesso usato e abusato (quanto è facile parlare di pace, chi non la desidera? chi non la grida al vento?). Ho pensato che io, per sentirmi in pace e quindi per emanare pace devo essere felice. Non sempre, non di continuo che è impossibile, ma devo essere in grado di riconoscere e memorizzare i momenti davvero felici, e questa è una faccenda intima, un patto con sé stessi, un esercizio che non tutti fanno perché è più facile crogiolarsi nel dolore e lamentarsi, soffrire e far soffrire che essere felici.
Ecco cosa ho scritto per l’occasione e, giuro, con sincerità. (Non perdetevi alla fine la fotogallery)
Mi hanno detto che un giorno felice è un giorno rubato,
rubato alla vita che preme e che sfugge
rubato agli istanti che il tempo corrode
acidi di disperazione
di amara solitudine
istanti senza cuore.
Eppure li ricordo uno per uno
giorni di sole
una luce infinita e niente strade tortuose
niente curve nel buio
niente precipizi in cui cadere.
Giorni di calma, giorni di tempesta.
Eppure sono proprio quei momenti i più veloci
che la testa ti dice fai e il cuore risponde resta
e ti muovi e ti fermi e ti giri intorno
e alla fine è passato
l’istante rubato alla vita,
che pure è esso stesso vita.
La vita tua, la mia, la nostra
che siamo isole nel mare dell’indifferenza
perché a nessuno importa in fondo
perché nessuno resta
perché i felici sono strana gente
che sta bene con niente.
La fotogallery