Per una volta la Mini di Carmelo Calì si aprì immediatamente. Il Maresciallo e Don Giulio partirono sgommando inseguiti, a loro insaputa, da tre motociclisti.
– Ricapitoliamo Don. Abbiamo una donna scomparsa e due biglietti, di cui uno sicuramente scritto di suo pugno. Forse, e si tratta di un forse grande quanto una casa, il secondo biglietto è stato lasciato da qualcuno che stanotte è arrivato a bordo di un autotreno. Maddalena lo ha letto ed è corsa fuori, facendolo cadere.
– Sì. Per questo l’autotreno si è fermato pochissimo, e di questo sono testimone io.
– Probabilmente la signora si è recata in aeroporto, almeno spero che sia così. Ma d’altronde cos’altro potrebbe essere quella sigla con quel numero scritti sul biglietto che abbiamo trovato a casa sua?
Calì si grattò la testa pensieroso e, per un attimo, perse il controllo dell’auto e sbandò. Dietro di lui il primo motociclista inseguitore rischiò di andargli addosso e frenò bruscamente. La frenata provocò un’ulteriore sbandata, stavolta degli altri due motociclisti all’inseguimento, che uscirono fuori strada, per fortuna senza gravi conseguenze. Il Maresciallo e Don Giulio non si accorsero di nulla.
– Sì Don Giulio, potrebbe essere così. Ma che c’entra il cugino Leonardo?
– Non lo so. Credo che questa storia sia proprio frutto dell’immaginazione di Luisa e di Marta. Però… non è detto. In fondo il volo di cui si parlava potrebbe venire dall’Australia.
La Mini imboccò l’autostrada e Calì si pentì di non aver preso l’auto di ordinanza con le sirene. Con la sua era costretto a rispettare i limiti di velocità.
Giunsero in aeroporto che era primo pomeriggio. Il caldo era ancora più asfissiante, se possibile. Calì parcheggiò nello spazio riservato alle autorità e mostrò il tesserino agli agenti nei pressi. – C’è un’indagine in corso. L’auto resta qui! – disse, e si allontanò col prete.
Il giornalista motociclista, l’unico superstite, riuscì a vederli appena in tempo, prima che scomparissero dietro le porte automatiche degli “Arrivi Internazionali”. “ E adesso come li ritrovo?” si domandò mentre infilava la moto in divieto di sosta.
Al banco informazioni una signorina gentile si mostrò molto sollecita nel rispondere alle domande del Maresciallo. Non le era mai capitato di collaborare a un’indagine, e poi quel carabiniere aveva un certo non so che…
– Certo Maresciallo, come ha detto che si chiama? Glielo confermo, il volo è arrivato stamattina da Sidney.
– Calì, mi chiamo Carmelo Calì. – precisò il Maresciallo arrossendo – E potrebbe indicarmi la zona di ritiro bagagli?
– Ma certo! – rispose con un sorriso la zelante signorina – Anzi, l’accompagno io! Carla, vieni qui a sostituirmi che io accompagno il Commissario per un’indagine!
– Maresciallo, signorina, Maresciallo.
– Certo, certo, mi segua!
Il terzetto varcò il passaggio destinato al personale di servizio e si addentrò tra i nastri trasportatori, seguito a vista dal giornalista che non poté fare altro che fermarsi davanti alle porte automatiche. Rimase lì perché in fondo era un ottimo punto strategico. Ogni volta che queste si aprivano per far uscire i passeggeri riusciva a sbirciare all’interno.
All’altezza del nastro numero 6 c’erano depositate diverse valigie, apparentemente abbandonate.
– E queste?
– Oh Capitano, capita spesso che le valigie arrivino in ritardo, e magari i proprietari ne hanno già denunciato la scomparsa. Noi le lasciamo accanto al nastro di provenienza finché qualcuno non le ritira, altrimenti vanno al deposito.
– Ho detto Maresciallo, signorina, Maresciallo. E dove si trova questo deposito?
– Vi ci porto subito. Ma lei mi chiami Caterina, la prego.
“Caterina?” Il cuore di Calì ebbe un sobbalzo. Guardò meglio la ragazza e sospirò. Troppo giovane, non era per lui. – Dai Lele, che in amore l’età non conta. – gli sussurrò all’orecchio Don Giulio. Carmelo fece spallucce e si diresse deciso in direzione del deposito.
– Mmmm… che strano. – Caterina provò ad aprire la porta, inutilmente. – Non dovrebbe essere chiuso. Qui c’è sempre qualcuno!
Mentre Caterina chiamava con la radio di servizio il suo superiore, Carmelo si fece più sospettoso. “Il deposito è chiuso. Chissà da quando è così… Qui la faccenda mi puzza.”
– Il supervisore dice di controllare più avanti, nel gabbiotto del personale. Probabilmente l’addetto è lì dentro in pausa.
Tutti e tre in fila fecero i pochi passi che li separavano dalla porta successiva, ma anche quella era chiusa. Stanco di tutte quelle stranezze, Calì prese la rincorsa e, con una poderosa spallata, buttò giù il battente. Nella penombra si accorse di un paio di gambe che spuntavano da dietro una scrivania. Un uomo, legato e imbavagliato e in evidente stato confusionale, era steso sul pavimento.
– Oddio, Luigi! – Caterina corse in aiuto del poveretto.
– Ferma, non lo tocchi! Potrebbero esserci impronte o indizi importanti! Don Giulio, chiami Salemi e gli dica di mandare qui la scientifica. Anche il RIS, se sono ancora lì. Alla fine credo proprio che un caso lo abbiamo.
Con l’ausilio di un paio di guanti, Carmelo liberò l’uomo e ascoltò con attenzione il suo racconto confuso.
Quel mattino, verso le 6 e 30, aveva da poco preso servizio quando una donna, in evidente stato di agitazione, era andata da lui al deposito bagagli affermando che era scomparsa una valigia. Lui le aveva detto che, probabilmente, sarebbe ricomparsa a breve, magari viaggiava con un volo successivo, ma lei si era fatta prendere da un attacco isterico ed era scappata via.
– Maddalena Vincisguerra! – Esclamarono all’unisono Calì e Don Giulio.
Dopo circa un’ora, mentre stava riordinando gli scaffali del deposito, l’uomo era stato sorpreso alle spalle e, da quel momento, aveva perso i sensi e non ricordava più nulla.
– Dobbiamo aprire quel deposito! – Esclamò Calì. – Lei Caterina resti qui in attesa della scientifica e, mi raccomando, non tocchi nulla. Don Giulio, lei mi segua. – Estrasse la pistola d’ordinanza e, con estrema circospezione, si avvicinò al deposito.
Con un calcio sfondò la porta e varcò la soglia con la guardia alzata. Don Giulio lo seguiva da presso, per nulla timoroso. Dalla parte opposta si aprirono le porte automatiche e una piccola folla di curiosi, compreso il giornalista, si accorsero che qualcosa di importante stava per avvenire.
– Carabinieri! – urlò Carmelo, ed entrò. Un rumore improvviso, seguito da un grido strozzato, fece correre i due uomini in direzione di un armadio di metallo. All’interno una Maddalena Vincisguerra terrorizzata ma in splendida forma si divincolava, cercando di liberarsi dalle corde con cui era legata.
– Donna Maddalena! – gridò Don Giulio, e aiutò la donna a uscire da quella scomoda situazione.
– Complimenti Don! Ora mi ha inquinato tutta la scena del crimine. Va bene, ora vediamo di mettere ordine in questo rompicapo. Signora Vincisguerra, mi dica cosa è successo.
La donna lo guardò con occhi da pazza. – Anzitutto giovanotto, mi aiuti a stare in piedi che ho i crampi! E poi sbrighiamoci, non c’è tempo da perdere, che mio cugino rischia la vita…
“Allora c’entrava il cugino Leonardo…” – Signora, non si preoccupi, ora ci penseremo noi. Lei mi dica solo cosa è successo.
Maddalena Vincisguerra raccontò una vicenda che aveva risvolti anche grotteschi. Aveva ricevuto una telefonata il giorno prima, che l’avvisava di una valigia proveniente dall’Australia e che era scomparsa. L’uomo al telefono le aveva detto che era stata imbarcata per errore su un altro volo e che sarebbe arrivata quella mattina alle 6. Lei sarebbe dovuta andare a ritirarla, portarla a casa, e poi qualcuno sarebbe passato a prenderla. La valigia la spediva suo cugino, a quanto pareva, e lei era l’unica cui l’avrebbero consegnata. Lì per lì la cosa non le era sembrata strana. Capitava spesso che Leonardo le spedisse cose dall’Australia, oggetti d’arte, gingilli semi preziosi; ma stavolta si insospettì. Chi era l’uomo al telefono? Per questa ragione chiamò suo cugino, senza alcun successo. Provò a tutti i recapiti possibili, ma niente. Presa dall’ansia stava per interpellare le autorità quando l’uomo misterioso la chiamò di nuovo. “Non faccia sciocchezze, signora, e si limiti a eseguire quanto le ho detto. Altrimenti qualcuno si farà male…”
– Capisce Maresciallo? Sono certa che “loro” hanno in mano Leonardo. Quello scellerato si è fatto molti nemici qui in Italia, prima di fuggire. Storie di debiti… Non potevo non collaborare! – Maddalena raccontò poi che, durante la notte, qualcuno era passato per lasciarle un messaggio con le istruzioni per un incontro. “La consegnerai a loro direttamente.” Le aveva detto il tizio, ed era andato via subito.
– Quindi avevamo ragione Lele! L’autotreno, il biglietto sotto la porta…
– Ssssttt! Continui signora, la prego.
La donna raccontò che, una volta giunta in aeroporto e esplicate le pratiche per il ritiro bagagli, era andata al nastro e aveva atteso invano l’arrivo della valigia. Disperata si era recata al deposito bagagli, perché non sapeva cosa fare. Ma intanto il tempo correva e doveva andare all’appuntamento al Lobby Bar. Due uomini dall’aspetto poco rassicurante l’attendevano e non vollero sapere ragioni: quella valigia doveva saltare fuori, altrimenti Leonardo avrebbe fatto una brutta fine.
– E dov’è suo cugino, gliel’hanno detto?
– No! Niente!
– E potrebbe riconoscere i due individui se li vedesse?
– Ma certo che potrei, per chi mi ha preso?
– Facciamo fare un identikit Lele? – Don Giulio si fregava le mani per l’eccitazione.
– Appena arriva la scientifica. Signorina Caterina! – chiamò affacciandosi dal deposito, – può occuparsi di questa signora?
La ragazza accorse e lo guardò con occhi sognanti. – Ci penso io, Colonnello, non si preoccupi.
– Maresciallo, ho detto Maresciallo!
Continua…