Amici mai, parafrasando Venditti

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A volte l’amicizia è solo una maschera che nasconde un vuoto profondo, l’ombra ingannevole di un’essenza vacua, egoista, ingenerosa. Io non riesco a concepirle le persone così, ma un po’ le invidio. Forse vivono meglio. Donano in apparenza il meglio di sè e illudono che sotto ci sia di più, qualcosa da scoprire, un meraviglioso segreto. Smascherarli. E’ il momento più difficile. Perché non saranno loro a soffrirne, sarai tu. Sarai tu, disilluso, a chiederti dove hai sbagliato, a voler tracciare la mappa di emozioni che credevi di aver condiviso e che invece l’altro ha solo assorbito, succhiandoti il midollo della tua energia senza darti nulla in cambio. Neppure la compiacenza di una scusa plausibile.

Lascia stare. Non ti ci mettere neppure a tentare di capire, di far capire. Loro sono sanguisughe, è nella loro natura agire così, non ce l’hanno la capacità di discernere tra cosa è decente e cosa è esecrabile. Non lo conoscono il rammarico, il rimorso. E sono tanti. Sei circondato da “amici” così. Te ne accorgi quando ti capita qualcosa di bello. L’amico ti viene accanto, attratto da tanta luce, si mette in mostra per un attimo, giusto il tempo di rubare, arraffare, godere di quel riflesso per il suo tornaconto. Poi scompare. La condivisione non fa per lui. Vorrebbe dire esporsi, essere generoso, compiacerti. Senza avere null’altro in cambio.

E l’affetto? L’amore? Davvero ti aspetti questo dagli amici vampiri? L’affetto e l’amore sono un dono, il regalo fatto con la parte segreta dell’anima, quella libera da vincoli e sovrastrutture, quella parte del sè che parla un linguaggio misterioso, arcano che solo un’altra anima può comprendere. E quando si esprime è un inno vibrante, e arriva, diretto, non ti puoi sbagliare. Io questo cerco, perché questo dono, anche se di sbagli continuo a farne, come tutti, come tutte quelle persone che non ci stanno a dire “mai più”, perché l’amicizia è una cosa seria e arrendersi vuol dire restare soli. E noi siamo animali sociali. Socializziamo ovunque, il web ne è la riprova.

Eppure…eppure mi mancano quelle feste allargate, quando ci si andava perché si potevano fare incontri, e questi incontri si consumavano tra pizzette fredde e cocktail improbabili magari, e si consolidavano dietro il velo fumoso delle sigarette passate di mano in mano e ascoltando il rock struggente dei Pink Floyd. Dove sono quei giorni e quelle sere, quando un ombrello diviso in tre era un palazzo e ti riparava dalle intemperie del mondo? Quelle amicizie lì si cementavano con calce e mattoni di speranze e sogni. Quelle amicizie lì dopo trent’anni sono ancora lì, resistono. Oggi le amicizie sono fatte di cartapesta, come la maschere di carnevale, e il martedì grasso si tolgono. Neppure l’ombra resta alla luce artificiale dei lampioni. Neppure quella.

Cetteide #2 – Quando la madre non è in vacanza – Episodio II

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I pranzi domenicali da mia madre stanno diventando una consuetudine. Come da bambine, lei ci riunisce e si diverte a cucinare. E prepara per un esercito. La lasagna con le crêpes, le polpette, lo stufato. Ora è carnevale, quindi impazzano le castagnole, e il profumo di sambuca impregna tutto, pure i vestiti.
Il discorso religioso non si è esaurito con la sua ammissione di essere innamorata di Gesù, e ho capito che mia madre ha un rapporto con la religione molto carnale, umano direi.

“Lo sai nonna che Adamo ed Eva molto probabilmente erano due scimmie?” Mia madre ha una faccia sbigottita “Ma che dici!!Erano bellissimi!”. “E cosa ne sai? E poi Dio ha creato anche le scimmie no?Perché allora pensi che siano brutte? Non sono anche loro creature di Dio?” “Sì ma Adamo ed Eva erano ad immagine di Dio, quindi erano bellissimi” “Perché tu hai visto pure Dio? Chi c’era a testimoniare la creazione? Per quel che ne sappiamo pure Dio potrebbe essere una scimmia!” “Ma che dici. Dio una scimmia! Certo lui è il dio di tutti e assume le sembianze di ogni razza, ma umana!” “Ma noi siamo tutti diversi, belli e brutti. C’è un Dio adatto a ognuno di noi?” “Per Dio siamo tutti belli. Siamo figli suoi.” Mia figlia la guarda, e la provoca. Le nipoti sanno essere tremende, ma lei non sa con quale nonna ha a che fare. “Nonna, ti rendi conto che secondo la Bibbia, dopo l’uccisione di Abele, Caino andò via per il mondo e si accoppiò con altre donne generando una stirpe? E da dove erano sbucate queste donne se fino a quel momento c’erano solo Adamo, Eva e i loro due figli?” “Perché, nella Bibbia non c’è scritto?” “No. Verrebbe quasi da pensare che Eva fosse una donnaccia che si accoppiava con tutti. Il problema è che non sappiamo da dove sono sbucati questi tutti!” “Probabilmente è così, era una donnaccia. E comunque chi ti dice che Dio non abbia creato il Paradiso per loro due belli e a sua immagine e il resto della Terra per gli altri?” Già, chi ce lo dice? Noi certo non c’eravamo.

Cetteide #2 – Quando la madre non è in vacanza – Episodio I

Gesutene

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Quando avevo cinque anni mi sono ammalata di una di quelle malattie esantematiche tipiche dell’infanzia. Credo fosse il morbillo. Sono stata a casa quaranta giorni. Sì, perché allora non c’erano i vaccini e quando un bambino si ammalava le mamme ne approfittavano per far contagiare tutti gli altri, così si toglievano il pensiero. Quindi ho “covato” la malattia assieme alle mie sorelle, cuginetti, amichette vicine di casa. Mia madre creò un autentico lazzaretto nel lettone della sua camera, un’invasione di bambini febbricitanti e pieni di bolle…

Durante quei lunghi giorni, per passare il tempo, lessi un’intera enciclopedia illustrata, Vita Meravigliosa. Sapevo già leggere perché mia madre, per farmi star buona, ogni pomeriggio mi piazzava davanti alla TV a guardare “Non è mai troppo tardi”, splendido programma didattico della RAI per insegnare a leggere e a scrivere agli analfabeti del boom economico del dopoguerra. E io imparai. Comunque quell’enciclopedia era bellissima. Ancora oggi è conservata sui miei scaffali e credo che tutta la mia curiosità intellettuale dipenda dal quel primo approccio con lo scibile umano. L’ultimo volume (erano 13) era la Bibbia. L’Arcangelo Gabriele, biondo, con un fisico statuario, con le sue ali candide, mi colpì profondamente, e me ne innamorai come solo una cinquenne può fare. Lo sognavo la notte, e questa storia è andata avanti per molto tempo. Di fatto ogni uomo che ho incontrato in seguito nella mia vita ha dovuto fare i conti col mio immaginario ideale, e ha sempre perso. Da bambine ci si può innamorare di un’illustrazione, anche dell’illustrazione di un angelo.

Da adulte…Qualche giorno fa, di domenica, eravamo tutte riunite a casa di mia madre per un pranzo come solo lei sa fare. Di queste riunioni la parte più bella viene dopo, dopo il caffè, dopo il dessert (perché i pranzi di mamma sono almeno di cinque portate, sempre), quando è il momento delle chiacchiere. Non so perché siamo arrivati a parlare della Madonna. Forse c’era la TV accesa e trasmettevano qualche servizio sul tema. Sinceramente ha poca importanza. Mia figlia asseriva che non esistono le bestemmie alla Madonna in quanto lei non è nata divina ma umana, per cui al massimo si può parlare di insulti, come alle persone. “Però è peccato, in fondo è sempre la madre di Gesù.” “E allora?” “E allora non mi va che si parli così della madre di Gesù. Io gli voglio bene a Gesù, anzi, sono proprio innamorata di lui!” “Nonna, come fai ad essere innamorata di Gesù? L’hai mai visto?” “Certo che l’ho visto! Tutte le fotografie dei santini, i disegni che gli hanno fatto. Così bello con quei capelli biondi e gli occhi azzurri!” Io non glielo spiego, non approfondisco neanche il concetto, perché, in fondo, ho ancora nel cuore il mio Arcangelo Gabriele.