Due interviste molto #social

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Io considero le interviste molto seriamente. Nel senso che se qualcuno si prende la briga di farmi domande è perché, penso io, gli interessa ciò che ho da dire. A volte ricevo le domande in anticipo, quindi mi prendo il tempo per riflettere attentamente sulle risposte da dare. Altre volte non so proprio come risponderò, e qui entrano in gioco l’istinto e la consapevolezza. Il 29 settembre mi hanno fatto un’intervista particolarissima: una tweet-intervista. Il blog @CasaLettori mi ha tenuta “incollata” per due ore su twitter per rispondere, 140 caratteri per volta, alle sue domande molto acute e pertinenti sui miei libri e altre faccende ad essi collegate. Straordinario! Sono allenata a cinguettare, partecipo spesso ai “giochi” di TwLetteratura, ma in questo caso sono stata “costretta” a parlare di me. Sembra facile… Ne è nato un tweetbook (come sbagliarsi!) che raccoglie proprio tutta la tweet-intervista. Beh, rileggerla mi ha fatto scoprire davvero molte cose di me di cui non ero certa… Il tweetbook potete scaricarlo qui.

tweetbook

 

 

 

 

 

 

 

 

Poi ci sono le interviste più classiche, che di classico non hanno nulla. Nel senso che sì, ci sono le domande (e si può riflettere sulle risposte), c’è la biografia e c’è la testata giornalistica. Ma essere intervistati da una giornalista che è anche scrittrice è diverso, l’attenzione che mi ha riservato è stata diversa, la cura con cui ha parlato dei miei libri è stata diversa. C’è stata profondità, le domande non sono state buttate lì a casaccio. Ho percepito il reale interesse di Flaminia P. Mancinelli e ho cercato di renderle onore. L’intervista è uscita su L’Indro il 3 ottobre e potete leggerla qui

Indro.

MySelf racconta di donne. Nel numero di marzo anche di me.

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La rivista è di quelle “importanti”, MySelf, del gruppo Condè Nast, quello che pubblica Vogue e Vanity Fair per intenderci. Elisabetta Ambrosi mi ha contattata perché voleva raccontare una realtà che vede come protagoniste le donne che scrivono. Si parla di selfpublishing ma, sopratutto, della voglia di comunicare e di avere successo nel difficile mondo dell’editoria.

intervista2Un fenomeno che ha preso molto piede negli USA e nei paesi anglosassoni ma che da noi incontra ancora qualche resistenza, se non altro perché di difficile interpretazione da parte dei lettori. Le case editrici invece, molto attente a ciò che avviene nel web, se ne stanno accorgendo. E accade anche che una scrittrice possa essere contattata e pubblicata in modo tradizionale. E’ quello che è accaduto a me, è quello che ho raccontato. I dettagli li troverete sfogliando MySelf di marzo. In tutte le edicole.

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