
Immagine presa da qui
Ricordo che anni fa, a chi mi chiedeva dove avrei voluto vivere, rispondevo sempre che mi sentivo cittadina del mondo e che sarei stata bene ovunque purché il luogo suscitasse la mia curiosità. Poi la vita e gli eventi mi hanno portata ad essere pressoché stanziale e ho saziato la mia fame di conoscenza viaggiando. E tornando, sempre. Perché c’era un motivo per tornare. E poi diciamolo chiaramente, non è così semplice decidere di andarsene, sradicarsi dalle abitudini consolidate, da ciò che ci è familiare e ci da sicurezza e partire alla ventura. E allora si procrastina all’infinito. Poi accade che siano i figli a partire e allora ti ritrovi a fare i conti con una nuova realtà: non hai più scuse. I cambiamenti epocali nella nostra vita avvengono così, senza alcun preavviso. Ti ritrovi a fare i conti col fatto che ciò che fino a un attimo prima ti spingeva a fare determinate scelte, ad assumere determinati atteggiamenti, non c’è più e tu devi semplicemente decidere come occupare il tuo tempo, che ora, davvero, è solo tuo.
Io per ora sto ancora cercando di abituarmi al dolore del distacco, che non ha nulla di metaforico, ma è proprio uno strazio fisico, lacerante, che non so descrivere, ma che so inevitabile.
Poi, nei rari momenti di lucidità, penso all’opportunità di fare di questo tempo diviso un ponte per il futuro. Perché non sta scritto da nessuna parte che alla mia età la parola futuro non debba esistere. Penso che i tasselli di questo nuovo puzzle che il destino e la crisi mi hanno regalato siano una sfida nuova, per rimettermi in gioco e riprovare quel gusto estremo per il rischio e quell’incoscienza creativa che da giovane mi hanno fatto fremere e sognare. Con l’esperienza di oggi, chissà, magari ne coglierò l’essenza e mi innamorerò di nuovo dell’ora e subito, quel tempo presente che troppo spesso mi sfugge.
Potrei partire anch’io, raggiungere i miei figli come tappe di un nuovo percorso e poi andare a cercare il resto del cammino altrove, inseguendo il sole. Ho sempre desiderato vivere in un luogo senza inverno. E passerà questo lungo inverno che sto vivendo ora, passerà come i minuti e le ore e i giorni dell’attesa, passerà come i sogni inseguiti e abbandonati non perché non ci credevo più, ma per il fatto che i sogni degli altri erano sempre più importanti.
Passerà anche questa tristezza che mi avvolge e tornerà l’estate, e questo avverrà comunque, che io lo voglia o no. Resta questo tempo sospeso, da usare nel modo migliore.