La mia vita, come quella di tutti, è costellata di incontri, e se non fosse così non credo saremmo in grado di chiamarla vita, sarebbe solo tempo che passa. Tempo vuoto, tempo pieno, già una volta ne parlai di questa differenza, perché il tempo pieno è quello che resta, è quello che contiene la memoria e la ricchezza degli incontri, è quello che ci definisce… ora però basta con questa filosofia spicciola, veniamo al sodo.
Vi sono mancata? Che poi tutto si riduce a questo, capire se si lascia un segno nella vita degli altri così come gli altri lo lasciano nella nostra, giusto? Però il tempo frettoloso, le cose quotidiane, i piccoli e grandi gorghi da cui ci lasciamo inghiottire ci distraggono, e allora ho deciso che questi segni me li vado a cercare io, ho deciso che le costruisco io le occasioni, che ogni lasciata è persa e non si sa mai cosa può succedere domani e via coi luoghi comuni.
In questo mese di marzo ho incontrato di tutto. Ho incontrato Atene e la sua atmosfera unica e ho scoperto che il mio corpo acciaccato è ancora maledettamente attaccato alle cose belle della vita e vuole godersele tutte, un passo alla volta, fino ad arrivare in cima al Partenone. Ho incontrato persone che non vedevo da anni e ho riscoperto la complicità che ci legava, come una carezza lieve che ti fa sentire a casa, accolta, a tuo agio.
Ho incontrato medici illuminati e medici stronzi, che poi ti rendi conto che anche quelli stronzi hanno un’anima, solo che la vogliono preservare perché il dolore degli altri ti schiaccia se non ti proteggi.
Ho incontrato di nuovo – perché non mi stanco mai di questo – il mio mondo dei libri, perché a Roma c’è stato “Libri Come” che per una volta mette in primo piano gli scrittori, non gli editori, e c’era gente bella che volevo guardare in faccia, magari abbracciare, magari lasciarmi stregare così che il tempo, la vita, la gioia, il dolore per un attimo potessero raggrupparsi tutti lì, nel posto delle emozioni, nel mio cuore, e restarci per sempre. [qui e qui i resoconti di Libri Come]
In questo mese di marzo ho incontrato una dottoressa carina che ha fatto notte in reparto insieme a me, e con lei c’erano due infermiere e una portantina, e c’erano i miei nipoti, e abbiamo cantato a squarciagola perché tanto non c’era nessuno e anche se ci fosse stato qualcuno gli avremmo detto “canta con noi” che la vita è anche questo.