Gli amori possono nascere anche nel mondo virtuale. Non so cosa scatti, quale alchimia rimescoli l’immaginario di due individui che non si conoscono tanto da far nascere il desiderio, però accade.
Tempo fa immaginai un incontro del genere, e provai a individuare l’elemento scatenante della passione. Ne scaturì un racconto che ho incluso in un romanzo che un giorno pubblicherò, “Innocenza che mi insegnò la vita”. Prima di quel racconto, però, scrissi una bozza, un embrione che, a distanza di tempo, ho deciso di regalarvi.
Lui e Lei
Era come un solletico al lato destro del cuore, qualcosa di indefinito che cominciava con una accelerazione del battito lieve, lontana, e poi montava come uno tsunami. Lei lo sapeva, lui pure lo sapeva, e non facevano nulla per evitarlo.
E perché poi avrebbero dovuto farlo?
Chi può arrogarsi il diritto di decidere quando e se è lecito lasciarsi andare completamente, senza riserve, se questo sentire è dettato dall’unica legge che regola tutto l’Universo? L’attrazione incontra, l’attrazione unisce, l’attrazione lega tra loro le anime per sempre, ed esse sono destinate a cercarsi, a riconoscersi, per ripetere all’infinito la magia dell’incanto. Perché amarsi è un incanto.
Ma lei e lui non lo sapevano ancora. Si erano conosciuti per caso e si erano appena annusati. I sensi avevano intuito ciò che loro avrebbero scoperto poi, in seguito, quando le circostanze avrebbero compiuto il loro rituale e la ruota del destino li avrebbe nuovamente fatti incontrare, in un modo o nell’altro.
Per ora era solo uno scambio di sensazioni, di emozioni, al telefono, in chat, ma il gioco stava cambiando, lo sapeva lei e lo sapeva lui. Avevano cominciato una partita a ping pong e nel giro di pochi giorni era diventato un incontro di tennis. Per il momento contavano le parole e le pause. Quante parole e quante pause possono essere contenute in un unico istante? Milioni, e si esprimono a volte in una sola emissione di fiato. Ecco, il respiro era con loro, il respiro del Creato come un afflato all’unisono, una convergenza unica, speciale, al di là di ogni possibile immaginazione. Anche la distanza li univa, cessava di esistere come tale per trasformarsi in trasporto.
“Quando è cominciato tutto questo?” Se lo chiedeva lei, se lo chiedeva lui, ma più per un senso di assoluto stupore che per effettiva necessità di saperlo. “È cominciato in un altro dove e in un altro quando, nella notte dei tempi, là dove eravamo una cosa sola, là dove le anime esistono per la prima volta.” E non c’è bisogno di spiegarlo questo, si sa e basta.
E allora ci si abbandona all’ineluttabile.
“Ho un progetto per te.” Questo aveva detto lui la prima volta e lei lo aveva percepito come un desiderio di tenere agganciati i fili che avevano appena cominciato a tessere. E aveva preso in mano la matassa, l’aveva tenuta ben stretta come mai le era capitato di fare, quasi sapesse che, avendone cura, il dono che ne avrebbe ricevuto in cambio sarebbe stato straordinario. Ma in fondo il progetto c’era davvero, e tutto poteva essere un fraintendimento. E questa incertezza, appena percepita, che non aveva alcuna ragione di esistere perché nulla faceva presagire il prosieguo degli eventi, questa incertezza divenne il telaio, la trama per creare la più bella tela mai esistita.“Una coppia è stata sorpresa a far l’amore in un confessionale. Arrestati i due hanno dichiarato che non avevano potuto farne a meno.” Questo tweet, tratto da un articolo di giornale, non aveva nulla in sé, ma aveva tutto il resto. La trasgressione, il bisogno di due amanti di amarsi comunque, travolti dai sensi. Lei immaginò. Il silenzio della Chiesa, l’odore del legno, umido, impregnato da anni di ceri accesi e fumosi, il pulviscolo dorato riflesso dalla luce tagliata proveniente delle vetrate. La donna era entrata per prima, facendosi il segno della Croce, perché così le avevano insegnato da bambina, e aveva anche mormorato una piccola preghiera, quasi una supplica o un desiderio. Aveva camminato lungo la navata laterale, in punta di piedi, perché il rumore dei tacchi non risuonasse sul pavimento di marmo. Sapeva che l’uomo era dietro di lei, ne percepiva la presenza, lo sguardo sulla nuca. Lui la seguiva dalla navata opposta, spiava i suoi movimenti, cercava di intuire quando sarebbe stato il momento opportuno. Nel silenzio si poteva percepire il rumore del respiro di entrambi, umido e roco, racchiuso tra la gola e il petto. Il confessionale era lì, con la sua tenda di velluto rosso porpora. La donna aprì la porticina di legno e si sedette sullo sgabello. Chiuse gli occhi e l’uomo entrò. Era in piedi davanti a lei, lo spazio ristretto non consentiva di muoversi comodamente. Le prese il viso tra le mani e la tirò su così, all’altezza delle sue labbra. Le soffiò sulle ciglia, nelle narici, tra i capelli, le umettò le labbra con la sua lingua e lei rispose aggrappandosi alle sue spalle come un naufrago al legno e, senza indugiare, senza ritrarsi, prese la mano di lui e la guidò.
Lei smise di immaginare e cominciò a provare. E decise di rispondere a lui, che aveva inviato quel messaggio al popolo del web forse sperando che lei lo raccogliesse. Non si trattava di una provocazione, né di una coincidenza. Era solo inevitabile. Il Creato aveva cominciato a respirare.