Ogni tanto recensisco un libro. Quello di Radclyffe Hall è un capolavoro.

radclyffehall

Tempo fa lo scrissi da qualche parte, non ricordo bene dove: io non faccio molte recensioni. Non perché sia un po’ snob o perché mi pesi. Il fatto è che sono convinta che una recensione sia qualcosa di troppo importante e serio per buttarla lì, come capita. E poiché io sono fondamentalmente una pigra, faccio fatica a prendermi il tempo necessario per scrivere qualcosa di valido su un libro che ho letto. Le mini recensioni, i commenti sui siti come Amazon o Goodreads, quelli sì, riesco a farne, ed è giusto, specie se trovo le letture piacevoli. Difficilmente commento libri che non mi siano piaciuti, piuttosto taccio.

Ultimamente scrivo recensioni per Art a part of Cult(ure). Le case editrici inviano testi in pubblicazione o appena usciti e io, assieme ad altri lettori o esperti, li leggo e recensisco. Non siamo obbligati e abbiamo la possibilità di decidere noi cosa leggere, e questo è un grosso incentivo per una come me che non ama le imposizioni. Un paio di mesi fa mi è stato inviato un romanzo pubblicato da Fandango Libri. Premetto che di questo editore avevo letto solo “Perché non lo portate a Lourdes?” di Lorenzo Amurri, giusto un anno fa (vi consiglio questo libro, assolutamente godibile per storia – vera – e stile narrativo). Mi aspettavo quindi, per qualche strana ragione, un romanzo contemporaneo e un po’ pop, di respiro quasi cinematografico, per cui mi sono immersa nella lettura senza far caso all’autore e ricordando a malapena il titolo. Ma come, direte voi, non lo avevi scelto tu? Vero, e proprio il titolo mi aveva intrigata. Ma vuoi la partenza per la Germania, vuoi i miei impegni quotidiani, vuoi questo e quello, sono sincera, avevo dimenticato di cosa trattasse.

Ecco perché la recensione che ne ho fatto ha richiesto più tempo del previsto. Perché quando ci si imbatte in un capolavoro poi si deve metabolizzare il tutto, compresa la sorpresa di rendersi conto che il romanzo è uscito la prima volta nel 1936, che l’autrice – sì, una donna – è Radclyffe Hall ed è morta da un po’ e che quelle parole sembrano scritte oggi, o anche domani tanto va bene lo stesso.

Io non sono un critico letterario (ma esistono ancora?), né un’esperta di qualche genere. Io sono una che ama scrivere e che ama leggere bene, roba che rimane incisa nella mente e nel cuore, perché il mio tempo è prezioso – come quello di tutti – e non mi va di sprecarlo. Ecco, se con la mia recensione riuscirò a convincervi a leggere “La sesta beatitudine” di Radclyffe Hall, posso garantirvi che non sarà tempo perso. Sarete, alla fine, un po’ più ricchi.

Eccola.

Un romanzo del novecento che sembra scritto oggi. La sesta beatitudine di Radclyffe Hall.