Leggere e recensire: la Venetia medievale di Tiraboschi è un incanto

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Come sapete scrivo recensioni per una rivista culturale online, Art a Part of Cul(ture). Per questa ragione mi ritengo particolarmente fortunata, perché ho la possibilità di scegliere libri appena usciti o in uscita, proposti alla rivista direttamente dalle CE ma senza alcun obbligo. Insomma, non sono costretta a parlarne bene. Ultimamente mi capitano molti romanzi della Edizioni e/o, che si contraddistingue, a mio avviso, per l’ottima linea editoriale e per l’editing impeccabile.

Stavolta ho scelto “La Bottega dello Speziale”, ultimo romanzo di Tiraboschi che, sinceramente, conoscevo più come sceneggiatore che come scrittore. Sono stata attratta per prima cosa dal titolo: tutto ciò che attiene a spezie, intrugli, faccende misteriose che solo una bottega può celare, mi attira, c’è poco da fare. Se poi a questo aggiungiamo che tutta la storia si svolge nella Venetia del 1118… Mi aspettavo un romanzo storico, di quelli poderosi, e ho trovato un noir straordinario. Anzi, un hard boiled.

Leggetelo, tutto d’un fiato, andate oltre l’inizio lento e apparentemente sonnacchioso. Lasciatevi trasportare tra le calli maleodoranti e trasformatevi in detective, sarà un’avventura indimenticabile. Ne parlo qui, su Art a Part of Cul(ture)

Un noir tra le calli della Venetia medievale. Roberto Tiraboschi ci conduce con maestria ne La Bottega dello Speziale.

Roberto Tiraboschi è un eccellente autore e sceneggiatore. Lo si capisce leggendo le sue descrizioni dei luoghi, mai pesanti e noiose, al contrario minuziose, dettagliate, come una fotografia ad alta definizione di luoghi e cose. Descrizioni necessarie per raccontare di epoche lontane, di cui non abbiamo memorie visive se non nei dipinti. La bottega dello Speziale (Edizioni e/o), ideale prosieguo dell’opera precedente del Tiraboschi, La pietra per gli occhi (sempre ed. e/o), ci conduce nella Venezia del 1118, ma attenzione a definirlo semplicemente romanzo storico. Di storico c’è l’epoca, l’ambientazione, il linguaggio, e non oso neppure immaginare la mole straordinaria di ricerca che c’è dietro. Una dovizia di particolari, una tale precisione nel descrivere la città lagunare ai suoi albori, gli odori, l’atmosfera cupa e malsana, che il lettore può certo pensare di aver fatto un salto temporale e di essere lì. O che almeno ci sia stato l’autore. (continua a leggere…)