La signora è stanca. Guarda il telefono che resterà muto; anche se dovesse comporre quel numero mai cancellato nessuna voce dall’altra parte. Da tempo ormai non suona neanche più libero: il numero da lei composto non esiste, e tutto si riduce a questo, si esiste solo se altri ti definiscono come esistente.
La signora è stanca e sola me esiste. Si accarezza il corpo nudo, ne percorre le asperità e le ingiurie con la punta delle dita, segue i solchi più profondi, quelli lasciati da una mano amica e salvifica, quei bordi netti e precisi da lama affilata. Lei stessa è quei bordi, lei stessa è quei solchi, lei è la memoria di ciò che poteva essere e non è stato.
La signora è stanca e sola ma esiste in quei solchi. Guarda quel corpo che ormai è solo un contenitore e pensa che nessuno mai, nessuno mai più lo amerà come un tempo, nessuno troverà bellezza in quelle curve trasformate, in quella pelle così liscia da sembrare di seta, in quei muscoli allentati, come se dormissero. Eppure lei esiste lì dentro, eppure lei è viva lì dentro.
La signora è stanca e sola, esiste nel suo corpo che è involucro e pensa che non importa quanto possa essere diversa agli occhi del mondo perché in realtà è più bella di prima, in realtà quei muscoli allentati portano la fatica di vivere e la gioia di riuscirci ogni giorno. Ci sono sorrisi nascosti, unici, preziosi, che regala a sé stessa ogni giorno e si compiace. Nessuno mai, solo lei…