Try again – Volevo scrivere un post sulla paura

Volevo scrivere un post sulla paura ma poi è successo che c’era il black friday e mi sono detta che fai? non te li compri un paio di biglietti aerei scontatissimi per marzo? Sabato e domenica, così, toccata e fuga a Malta e Atene che neanche un taxi da Fiumicino a Roma ti costa meno. E poi a marzo è primavera, fa già abbastanza caldo da non portare il cappotto.

Volevo scrivere un post sulla paura ma poi è successo che c’era Stefano Sgambati a Roma col suo nuovo libro, “La bambina ovunque” (bello, bello, bello, leggetelo e riflettete) e mi sono detta che fai? non ci vai alla presentazione? Ci saranno anche tutti quegli amici tuoi, quelli che bazzicano i libri e la letteratura, Carmelo, Francesca, Sara, Chiara, Rossano e tanti altri e che vuoi perderti l’occasione di parlare di cose belle e di farti quattro risate?

Volevo scrivere un post sulla paura ma poi è successo che c’era il concerto del mio coro e dovevo ripassare Christmas Trip che lì ho una parte da solista bella tosta e mi sono detta che fai? non vai alle prove e ti perdi l’opportunità del caldo abbraccio collettivo dei tuoi amici coristi? Ma soprattutto ti perdi l’occasione di essere, ancora una volta, al centro del palco? Che siccome sono poco esibizionista io…

Volevo scrivere un post sulla paura ma poi è successo che tra pochi giorni c’è Più Libri Più Liberi e mi sono detta che fai? non ti organizzi qualche incontro in fiera per scrivere i tuoi articoli su Art a Part of Cult(ure)? Ci saranno pure i tuoi amici scrittori e editori, quelli che vedi solo in queste circostanze, con libri nuovi di zecca da toccare, annusare, leggere.

Volevo scrivere un post sulla paura ma poi è successo che mi sono accorta di non averne più di paura, che se l’ho messa da parte per organizzarmi tutte queste cose è perché alla vita non gliene frega niente che quel maledetto è tornato, non gliene frega niente perché è più forte lei e quindi cazzo, che faccio? le vado contro? Mi blocco e aspetto?

Volevo scrivere un post sulla paura ma ho scoperto che nel frattempo aveva vinto il coraggio e allora niente, basta pause. Si lotta, si vince, si perde e poi si vince ancora. Magari si piange un po’. Magari si vive. (Mariù, la prossima volta che ti chiedo un segno pensaci bene che stavolta hai toppato alla grande. Lotteria, quella, nient’altro. Try again.)

#SalTo14 ovvero il Salone del libro di Torino secondo me

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Il Salone del libro di Torino dicono vada commentato a mente fredda. Io preferisco farlo a caldo, finché le impressioni sono ancora vive nella mente, tanto certamente dimenticherò qualcosa. Mi perdonerete per questo… Voglio parlarvi di statistiche. Ma no, lo fanno già in tanti, non posso tediarvi con aridi numeri. La sensazione però è stata di meno affollamento (e io sono andata di sabato e domenica). Che la gente sia satura di fiere dell’editoria in cui accadono sempre le stesse cose? O forse l’idea che tutti quei libri li si possano trovare anche nella libreria sotto casa, la crisi galoppante che non invita a spendere per spostarsi, le belle giornate di sole fatte per stare all’aria aperta sono state un deterrente alla partecipazione in massa al Salone?

Io ci sono andata per incontrare degli amici. Alcuni virtuali che, in pochi minuti, sono diventati reali e corposi, altri che non incontravo da un po’ e coi quali avevo voglia di far festa. E quale migliore occasione? Non avevo libri miei da presentare, ma avevo un editore da incontrare, uno giovane e bello che con DuDag sta facendo faville. Lui ha pubblicato il mio ultimo romanzo (Quella volta che sono morta) e, come minimo, gli dovevo un abbraccio. Quindi vi presento lui, Lorenzo Baravalle in persona, il signor DuDag.

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Poi volevo incontrare le amiche e gli amici di Svolgimento, che spesso ospitano i miei scritti deliranti sul loro blog. Anna Wood, Roberta Lepri, Gianluca Meis non hanno disatteso le mie aspettative: sono proprio come li immaginavo, luminosi.

L’incontro col nutritissimo gruppo di Twitteratura (ora TwLetteratura) è stato un felice ritorno. Ci ho scritto un articolo intero che potrete leggere su Art a part of cult(ure) molto presto. Sapete cosa penso del fatto che in Italia si legge poco e si scrive troppo. Ecco, con TwLetteratura si stimola la lettura in modo social, divertente ma non dissacrante, e i progetti passati, in corso e futuri ne sono la dimostrazione.

twitteratura

Ho incontrato amici scrittori che desideravo conoscere di persona (Piersandro Pallavicini e Loredana Lipperini) e che conoscevo già (Stefano Sgambati) e ci siamo selfiezzati alla grande. Ecco, credo che questo sia stato il Salone dei selfie, per quanto questa pratica sia osteggiata e criticata dai più. Gli autoscatti hanno vinto su tutto.

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loredanalipperini

stefanosgambati

 

Ma è stato anche il Salone della cucina, dei cuochi, dei libri dei cuochi, dei prodotti per i cuochi che cucinano, insomma, un tripudio di cose mangerecce. La cucina italiana si sa, è cultura, ma suvvia… non stiamo esagerando un pochino? E detto da me, che pastrocchio tra i fornelli dalla mattina alla sera, significa che ce n’era davvero troppa di cultura culinaria. Credo che quasi ogni editore presente avesse almeno un libro di ricette in catalogo. Evidentemente il concetto di “essere divoratori di libri” passa prima dallo stomaco.

cuochi

C’era anche “er cuppolone”, un grande monolite di libri, che troneggiava nel bel mezzo del Salone a ricordarci che il tema di quest’anno era il BENE. E quindi era un bene esporre millemila titoli di libri scritti da Papa Francesco, su Papa Francesco, con Papa Francesco, per Papa Francesco. Un trend fortissimo che avrà sicuramente portato BENE alle casse degli editori che esponevano. Ma forse non era quello il concetto di bene che doveva passare. Bene sarebbe se la cultura tornasse davvero a farla da padrona tra le parole scritte e quelle dette, se le scelte editoriali fossero davvero tutte votate alla qualità e non solo al portafogli (che poi non è detto, alla lunga la qualità paga sempre…), se si desse più fiducia ai lettori (quei pochi che restano) e non si cercasse sempre di attirarli con “fascette” roboanti che inneggiano al nulla o con offerte che trasformano il libro in un gadget d’autore. Gli autori. Non erano tanti, o meglio, a parte i soliti noti celebrati da file inimmaginabili fuori dagli auditorium, gli autori veri, quelli che vorremmo leggere più spesso perché meritano, erano un po’ defilati. Alcuni erano quelli incontrati da me, altri…

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In ogni caso sono stati due giorni fantastici per me. Ho incontrato di nuovo Gaia Conventi (Giramenti) e Mario Borghi (Stranoforte) che racconteranno la loro a modo loro, specie sulle EAP presenti, ne sono certa. Ecco, questa è stata l’ennesima delusione: ancora troppe EAP a una fiera del libro. Mi direte che anche loro vendono libri. Certo, li vendono ai loro incauti autori e agli incauti lettori che alimentano le false speranze dei suddetti autori, e basta. Perché non si aprono un chiosco a Fregene?

Ho incontrato di nuovo Giovanni Dalla Bona (Imparafacile/LibriamoTutti) e gli amici di Miraggi Edizioni (a proposito, loro un chiosco lo aprono davvero, ma non sono EAP, solo pastrocchiano in cucina, come me). Ho vissuto per una notte la Torino da bere (mica c’è solo Milano…) e ho fatto il pieno di emozioni. Tante per contenerle tutte. Forse ci scriverò un libro.

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Adotta una Casa Editrice: questa settimana Miraggi Edizioni

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Questa settimana, per Adotta una casa editrice, voglio parlare di Miraggi Edizioni. Qui le mie motivazioni per l’adozione. Mi aspetto i vostri commenti. Ah, lo dico ora e per sempre: in questo blog non c’è posto per le EAP, quindi ogni CE adottata è rigorosamente non EAP.

CARTA D’IDENTITÀ                                                            logo_miraggi_369x79_due
Nome: Miraggi Edizioni

Nascita: ufficialmente febbraio 2010

Sede: Torino

Pubblicazioni: Narrativa, poesie, libri per ragazzi, saggi, libri di viaggio

Distribuzione: CDA

Come autrice non ho mai avuto alcun rapporto con Miraggi Edizioni (mai dire mai…), ma come lettrice la conosco bene. Si tratta di una CE indipendente, giovane, dinamica e molto professionale. Perché mi piace? Perché si vede subito la passione che c’è dietro ogni libro pubblicato. Editing curatissimo, impaginazione perfetta, copertine straordinarie. E pubblicano anche esordienti. Sì, sono editori che sognano di scovare un talento dietro l’ultimo manoscritto ricevuto. E osano. Tra i loro libri si trovano anche poesie e racconti, e storie di viaggi, e libri per bambini, e manuali sportivi, e saggi romanzati, un po’ diversi dal solito ma forse per questo più accessibili.

Tra i loro autori di punta ho amato e amo tutt’ora Guido Catalano, poeta sui generis che deve essere letto almeno una volta nella vita, per trovare qualche risposta a qualche perché. E per ridere di gusto. Tra i narratori ho assistito all’esordio di Elvio Calderoni e di Alessandro Cinquegrani (finalista al Calvino 2012) e di Arianna Gasbarra, l’autrice di Requiem del Dodo (sì, proprio quello…). Insomma esordi notevoli. Hanno un bel catalogo alla Miraggi. Quelle copertine foderate di carta da pane poi…e hanno anche pubblicato Fenomenologia di Youporn, di Sgambati, forse uno dei pochi saggi che sono riuscita a leggere. Hanno anche pubblicato dei racconti stupendi di Luca Ragagnin, ma questa è un’altra storia perché Luca non è certo un esordiente. Miraggi… che nome. Potrebbe sembrare un controsenso, perché un miraggio è qualcosa che non esiste in realtà, un’illusione. Invece loro trasformano le illusioni, i sogni, in una realtà/libro davvero bella. Ecco, loro sono una Casa Editrice proprio come immaginavo che dovesse essere. Organizzano le presentazioni per i loro autori, pensate un po’. Magari non tantissime, però speciali, sempre con qualcosa di diverso. E poi vanno alle fiere. E fanno comunicati stampa. E poi distribuiscono con CDA (uno dei migliori distributori nazionali), e lo fanno sul serio, anzi, se qualche libreria è sprovvista si fanno in quattro per inviare subito le copie. Da quando hanno cominciato, quattro anni ormai, hanno pubblicato circa 30 titoli. Non tantissimi, ma da sfogliare, uno per uno, per stupirsi sia delle loro scelte, così accorte, così particolari, così felici, sia della cura con la quale questi libri sono confezionati.

Troppo brodo di giuggiole, state pensando? Beh, una volta che si trova qualcosa di realmente valido nell’editoria perché non parlarne? Ma una piccola critica la devo fare (la perfezione non ci piace). Davvero poche, pochissime “quote rosa”. A parte la Gasbarro già citata e un altro paio di nomi, la tendenza pare sia quella di pubblicare prevalentemente libri di maschietti. Ecco, la mia esortazione va all’editor, al direttore editoriale, al direttore commerciale: leggete manoscritti di donne, e non solo per equità, ma per il fatto che le donne sono grandi lettrici…