LA CITTÀ TI EDUCA QUANDO “LA CAMMINI”. HO INCONTRATO ALBERTO ROLLO AL PIGNETO PER IL FESTIVAL DELLE LETTERATURE E HO ASCOLTATO LA SUA MILANO.

Immagine di Andrea Apollonio (on twitter)

Una delle cose belle del mio ritorno a Roma è stata (è) la possibilità di partecipare di nuovo a quegli eventi culturali, letterari, musicali, artistici che tanto amo. La pausa tedesca prima e le disavventure con Scilla e Cariddi poi mi hanno un po’, come dire, relegata in panchina. Oggi però ho ripreso in mano il mio tempo e ho deciso di essere io quella che lo spende, non viceversa.

Con molto entusiasmo ho quindi accettato di tornare a curiosare il – nel – Festival delle Letterature di Roma, la cui formula non è molto cambiata dalla mia ultima frequentazione (serate al Massenzio e pomeriggi in giro per la città), ma di certo sono cambiati i nomi, i volti. La letteratura per fortuna non è statica.

Il primo evento cui ho partecipato è stato l’incontro con Alberto Rollo, finalista al Premio Strega 2017 nella magica cinquina (stasera sapremo com’è andata…). Ciò che mi ha spinta a volerlo vedere, ascoltare, è il fatto che il suo romanzo Un’educazione milanese è anche il suo esordio come scrittore di narrativa. Non è che Rollo sia proprio estraneo al mondo della scrittura e dell’editoria: autore di saggi, traduttore, editor, direttore letterario per Feltrinelli, insomma il “nostro” autore ci è cresciuto in mezzo al profumo della carta, ma il suo primo romanzo è questo qua, ed è pure un’autobiografia, ed è pure finalista allo Strega… Tutto questo mi fa ben sperare, ed è lecito farlo, giusto?

In ogni caso – abbandoniamo per ora i voli pindarici – ho scritto di questo incontro per Art a Part of Cult(ure), come sempre, e come sempre questo è il resoconto.

Letterature Festival #6. Alberto Rollo racconta Un’educazione milanese.

Dice bene Veronica Raimo, che cura l’incontro con Alberto Rollo, finalista al Premio Strega 2017, quando afferma che raccontare proprio qui un libro come Un’educazione milanese (ed. Manni) ha un che di simbolico.
In una Roma che volge al degrado il Pigneto, ex borgata di pasoliniana memoria, politicizzato, scenario di quella cinematografia verista che ci faceva discutere e riflettere (Accattone ne è un esempio) è stato “recuperato” da quel mondo intellettuale e artistico di nuova generazione che quei tempi là non li ha vissuti e che ha scelto questo quartiere per motivi prettamente economici. [Continua a leggere…]