Di fiere dell’editoria, di incontri belli e di riflessioni. #PLPL18

Sono trascorsi quasi sette giorni dal termine di Più Libri Più liberi edizione 2018, la seconda nella Nuvola che pare davvero il contenitore ideale di tanti sogni impressi sulla carta. Sette giorni in cui sono stata travolta da tante cose, emozioni, smarrimento, e solo adesso riesco a raccogliere i pensieri, fermarli lì nella testa per qualche minuto e raccontare come è stata quest’anno la fiera per me.

Gli incontri sono stati meravigliosi, me li sono “spizzati” come un giocatore di poker e me li sono goduti. Ho assorbito idee, memorie, riflessioni che, per due giorni, hanno preso tutto lo spazio dentro di me e mi hanno aiutata a deconcentrarmi dallo tsunami che mi ha travolta. Ho rivisto amici belli, quelli del mondo letterario che, credetemi, sono davvero capaci di farti sentire a casa, anche dentro una nuvola. Amici scrittori, amici editori, amici di passaggio me che ormai lasciano impronte dentro di me di quelle che restano.

Finalmente ho conosciuto di persona @CasaLettori, Maria Anna Patti in tutta la sua frizzante energia, una donna straordinaria che ha fatto di un semplice account twitter un punto di riferimento per tanti lettori che si incontrano sul web. C’eravamo conosciute virtualmente al suo esordio – più o meno – e mi aveva fatto un’intervista davvero originale; quanto è cresciuta da allora, e quanta passione ha ancora nono stante tutto.

Finalmente ho conosciuto anche Morgan PalmasSul Romanzo – altro essere mitologico e virtuale col quale ci siamo scambiati commenti su Facebook e che non assomiglia affatto all’idea che mi ero fatta di lui. Decisamente più alto e con più barba.

Ma veniamo agli incontri. Cinquantuno scrittrici e una stanza tutta per loro mi ha fatto pensare che forse siamo a una svolta, perché se un editore decide di pubblicare un progetto dedicato interamente a scrittrici contemporanee, una sorta di antologia fotografica che le racconta e ce le fa conoscere in modo insolito e intimo, può darsi che il vento stia cambiando e che le scrittrici abbiano finalmente trovato il loro “posto al sole”, quello che si meritano. Il resoconto come sempre lo trovate su Art a Part of Cult(ure) a questo link.
https://www.artapartofculture.net/2018/12/09/piu-libri-piu-liberi-6-cinquantuno-scrittrici-e-una-stanza-tutta-per-loro/

Altro incontro straordinario è stato quello con Michela Murgia, Marcello Fois, Evelina Santangelo e Hamid Ziarati. Si è parlato del ruolo degli intellettuali nella società civile, oggi che finalmente hanno deciso di prendere posizione, di non tacere più, di far sentire la loro voce come è giusto che sia. Si è parlato di Vie di Terra, si è parlato di cose importanti e dei mutamenti che stanno avvenendo così velocemente e delle derive che ne conseguono. Si è parlato di “fare” e questo è così importante che mi sono sentita una privilegiata solo per il fatto di essere lì ed assistere alla rinascita di un movimento letterario vero. Al link che segue il resoconto dettagliato, ma tante cose non sono riuscita a scriverle perché ero troppo rapita dall’ascolto per prendere appunti. Il mio cuore però ricorda tutto… https://www.artapartofculture.net/2018/12/10/gli-intellettuali-non-devono-tacere/

Infine il mito, la leggenda, la Storia fatta persona, ultima testimone di cosa è stata la Shoah: Liliana Segre, la Senatrice a vita Liliana Segre. Così minuta eppure potente, ha riempito la sala della Nuvola con la sua sola presenza. E il suo racconto, abilmente stimolato da Marco Damilano – altro essere mitologico che finalmente ho incontrato di persona – mi ha portata lì dove non sono mai stata, indietro nel tempo in quella “zona grigia” della Storia che tra poco non avrà più testimoni diretti. “Sono i giovani le candele della memoria”. Che parole straordinaria, e che fiducia ripone questa nonna nelle nuove generazioni. Sta a noi il compito di fare in modo che non sia mal riposta. Ecco il resoconto. Ah! Ho incontrato anche Enrico Mentana, davvero, e non stava facendo una maratona. Questo sì che è uno scoop… https://www.artapartofculture.net/2018/12/11/piu-libri-piu-liberi-13-liliana-segre-i-giovani-sono-le-candele-della-memoria/

Appuntamento al prossimo anno per un nuovo #PLPL targato 2019. Ci saranno novità? Chi lo sa… ho sempre un romanzo in cerca di casa. L’importante è che ho tutta l’intenzione di esserci.

#Crisi dell’editoria? Basta un pallottoliere, magari digitale.

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In campo editoriale io sono una neofita, nel senso che mi occupo di questo da troppo poco tempo per essere considerata e considerarmi un’esperta. E poi non sono un editore, non nel senso imprenditoriale del termine almeno. Perché a ben vedere, quando auto-pubblico qualcosa o divulgo altro sul web affronto esattamente tutti gli stessi processi imprenditoriali, cercando oltretutto di fare meglio e di imparare dai miei sbagli. Ma questa è un’altra storia.

Da molto (troppo) tempo si parla di #crisi dell’editoria, e la recente Buchmesse di Francoforte è stata ulteriore occasione per parlarne, evidenziando numeri catastrofici (parliamo dell’Italia ovviamente) e un futuro preoccupante. Ne ho letto oggi anche nel blog Sul Romanzo (qui) e questo mi ha portato a una riflessione.
Non voglio parlare di dati. Che l’editoria sia in crisi NON perché mancano i lettori ma per il fatto che questi comprino meno libri è un dato di fatto. E la colpa non è dei lettori (ne ha parlato anche FlaminiaMancinelli qui). Gli editori non riescono, così come molti politici, a fare un’analisi obbiettiva dei dati. Qui c’è un problema di qualità dell’offerta e di costi del prodotto/libro. Come dire che la legge di mercato per cui una persona acquista dove c’è il miglior rapporto qualità/prezzo per loro non significa nulla. Anzi, è da sovvertire. Libri di scarsa qualità a prezzi elevati. Mi fa pensare a un’usanza molto meridionale (ma probabilmente diffusissima), quella del “cumparire e sparagnare”, per cui, nelle occasioni di festa (nei matrimoni soprattutto) si regalavano oggetti enormi e inutili e poco costosi, ma abbastanza appariscenti da farsi notare. L’editoria non può ridursi a questo.

Vogliamo parlare del sacro terrore che alcune CE hanno del digitale? Ebook che costano quasi quanto il cartaceo, protetti da DRM per paura che qualcuno (temerario!) possa divulgare cotanta paccottiglia! Ma suvvia, siamo seri! Stiamo sdoganando la SIAE, cercando alternative alla tutela del diritto d’autore (poi si potrebbe aprire un capitolo sulla corresponsione), e parliamo di proteggere l’oggetto libro? E pensare che l’avvento del digitale dovrebbe essere considerata un’opportunità. Perché?

Pensate a questo scenario cari editori (e ve lo dico io che non sono nessuno, ma che testardamente penso che il vostro ruolo vada salvaguardato): c’è una situazione di guerra intorno a noi, libri invenduti, librerie al collasso e tanti, troppi, piccoli e coraggiosi vostri colleghi che sono costretti a chiudere. E a chiudere sono spesso realtà giovani, che fanno del libro la loro passione, che magari pubblicano digitale per abbattere costi di stampa e di distribuzione. Di certo non chiudono le EAP. Perché? Perché loro sono pagate alla fonte, da quegli autori imbecilli che si fanno infinocchiare dalla “magia di tenere il proprio libro tra le mani” a qualunque costo, anche rimettendoci di tasca propria. Ci sta provando il selfpublishing a combattere questa situazione, ma c’è ancora troppa confusione e pressapochismo, anche se le cose stanno cambiando (la selezione naturale) e si punta a far emergere la qualità.

E voi? Volete restare arroccati sulle vostre posizioni meramente commerciali? Non avete alcuna intenzione di rivendicare il vostro ruolo di filtro, di propositori? Io una proposta ce l’avrei per provare a trascinarvi fuori dalla crisi: togliete i DRM dagli ebook e abbattete i prezzi e investite ciò che risparmierete sullo scouting. Andate a scovare i talenti che, vi assicuro, ci sono, e ricominciate a proporre prodotti di qualità. Vi accorgerete che i lettori ci sono, e sono tanti, e che nonostante la crisi sono disposti anche a fare sacrifici per acquistare un bel libro. Non ci vuole un ministro dell’economia per fare due conti, né un consulente commerciale da pagare con assegni a sei zeri. Basta un pallottoliere.