Semplicemente grazie…

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Il tempo che passa è tempo ben speso se lascia un segno di sé. E questo è già molto se si pensa a quanto sia fuggevole e bizzoso. Con gli anni ho imparato a non misurare più quello trascorso in termini di peso o dimensioni. Ciò che mi interessa è l’esperienza, l’unico bagaglio che sono disposta a trascinarmi dietro. E c’è tutto lì dentro, anche i ricordi. Conviverci non è sempre facile, ma è indubbia la loro utilità.

Se oggi sono qui, a intraprendere un percorso nuovo e, per certi versi, anche doloroso, è perché ciò che ho vissuto mi è di supporto. E ancora ne ho di strada da fare…

Voglio dire grazie però, perché è giusto e doveroso farlo. Grazie a chi mi ha sopportata e ancora lo fa, grazie a chi ha speso un po’ del suo tempo con me, grazie a chi ha condiviso emozioni, sogni, speranze, e grazie a chi ha pensato, anche solo per un momento, che ne valesse la pena. Nel bene e nel male. Io ci sarò sempre, fino alla fine.

C’è tempo…

C’è un tempo per amare, c’è un tempo per soffrire. E poi c’è anche un tempo per perdonare. Forse è proprio questa la storia di “Anna”, che arriva adesso, per Natale.

Anna_coverSuggerisco questo ascolto (qui), così vi fate un’idea.

E tanti auguri, a tutti!

 

Riprendiamoci il nostro tempo

Il vintage di una scrittrice

Il vintage di una scrittrice

Una delle componenti essenziali per chi scrive (ma non solo) è trovare il tempo per farlo. Forse, quando è nata la leggenda che gli scrittori scrivono di notte, era perché quello è l’unico tempo libero da distrazioni di qualunque tipo, da tentazioni compulsive, da disturbi sonori e visivi. Oggi non è più così, perché c’è il computer e c’è internet, che non hanno rispetto del giorno e della notte, o meglio, siamo noi che ci facciamo fagocitare da quegli strumenti che dovrebbero renderci più facile la vita. Io lo confesso: passo davvero troppo tempo davanti al pc, collegata col web e coi social, e allora continuo a scrivere di notte. Mi sono data una sorta di regola per cui di notte internet sta spento e io scrivo in santa pace. Ma dormo poco, decisamente. E vorrei tanto riappropriarmi del mio tempo quotidiano per fare tutte quelle cose che sistematicamente rimando, come vivere la mia vita per esempio. Ci ho provato, sul serio… Ma così come sono capace di raccontare storie agli altri, altrettante ne ho raccontate a me stessa per ricadere nel vortice del “collegamento h24”. Questo non significa che l’esigenza di recuperare il mio tempo e spenderlo meglio sia venuta meno.

A tal proposito ho, da pochissimo (circa 24 ore fa) scoperto un libro auto pubblicato davvero straordinario. Si tratta di “Scrivi, c’è tempo” di Matteo Pezzi. Potete trovarlo qui. E ho cominciato a mettere in pratica le sue regole, anche adesso, mentre scrivo questo post. Matteo sarà, oltretutto, uno dei relatori alla due giorni di workshop “Caro futuro, ti scrivo” che si terrà a Roma il 7 e 8 febbraio (per saperne di più clicca qui, e anche per partecipare) e credo che mi metterò in fila per fargli tutte le domande che da tempo mi pongo. Perché è vero, il nostro tempo ha una scadenza e sprecarlo è da incoscienti. E anche perché è straordinario che tale lezione possa arrivare da un giovane (anagraficamente) che è nato e cresciuto nell’era tecnologica e che dovrebbe esserne più contagiato di me. Bisogna avere l’umiltà di imparare da chiunque, l’età non conta.

Parlerò di questo anche domani, 29 gennaio, su Radiopatik (qui) alle 11.00, e di tante altre cose. Potreste trovare il tempo per ascoltare…

Radiopatik

Una notizia che riguarda il mio ultimo libro “Quella volta che sono morta” ve la voglio dare. Il 14 febbraio (San Valentino, sì, e la data è perfetta…) lo presenterò a Roma, in una location molto particolare vicino al Circo Massimo. Vi darò i dettagli, perché sarà la presentazione di un eBook e quindi ci sarà da divertirsi. Portate la fidanzata o il fidanzato, la moglie o il marito o l’amante o chi volete. Secondo me sarà un bel modo per festeggiare l’amore.

P.S. Se volete partecipare al workshop con uno sconto, chiedetemi il codice…

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Immagine “composta” da Lunamargherita