
Immagine presa da qui
Con mia madre gli orari sono importanti. Il tempo è inesorabilmente scandito dalle sue medicine. Non che stia male, ma neppure è in perfetta forma. Lei però, se qualcuno glielo chiede, dice sempre che sta benissimo. Sono così le mamme. Quindi la colazione si fa quindici minuti dopo la pasticca per la pressione e i pasti principali seguono il ritmo cadenzato dei controlli glicemici. Nel mezzo c’è tutto il resto, comprese le soap opera e il sonnellino pomeridiano. E pure ritrovare quei gesti dell’infanzia, tempi lontani ormai…
Lei prepara il pranzo per noi due e io apparecchio la tavola, funziona così, da sempre. E ancora oggi, di due fette di carne alla griglia, la più grande è per me “che tu devi crescere”. Devo crescere? Ma sì, forse ha ragione lei. E poi ci sono i capelli da mettere a posto, coi bigodini, quelli elettrici (esistono ancora, almeno a casa sua). E allora io figlia mi prendo cura di lei, la faccio bella, più di quello che è.
Poi ci sono le chiacchiere notturne, quelle del tempo lento, quando il sonno tarda ad arrivare. L’ho ereditata da lei questa abitudine, che pure con mia figlia i discorsi più belli si fanno di notte. E parla mia madre, parla, parla, e con la sua voce mi culla e mi accompagna nel sogno. E non mi stupirei, se potessi vedere attraverso le palpebre abbassate, di sorprenderla a coprirmi col lenzuolo perché non abbia freddo e a darmi un bacio sulla fronte. Sono così le mamme, mamme per sempre.