Non devo certo spiegarvi cosa sia un blog. Devo? Allora un po’ di storia.
Storia
Il blog non è altro che un “diario in rete” (la parola deriva dalla contrazione di web-log), quindi un luogo virtuale in cui una persona (detta blogger) scrive degli articoli (come pagine di un diario) che vengono visualizzati in ordine anti-cronologico, cioè dal più recente al più datato. Nel luglio 1997 lo statunitense Dave Winer sviluppò il primo software che permetteva la pubblicazione di blog e, nel dicembre dello stesso anno, il giorno 23, nacque ufficialmente il primo ad opera di tal Jorn Barger (un tizio appassionato di caccia) che coniò ufficialmente il termine web-log, in riferimento alla lista di link presente nella sua pagina. Nella primavera del 1999 fu Peter Merholz ad abbreviare il termine in blog.
In Italia la “moda del blog” arriva nel 2001 con l’avvento delle nuove piattaforme gratuite come Altervista, Blogger, WordPress, Io Bloggo, MySpace, Libero e tante altre. Un momento di gran fortuna comunicativa fu dal 2002 al 2007, quando il fenomeno fu addirittura raccontato in alcune pubblicazioni di successo. Con l’avvento dei social network, Facebook su tutti, ci fu un certo calo nell’utilizzo del blog come strumento di comunicazione, vista la velocità e l’immediatezza – oltre alla capacità di aggregazione – dei nuovi strumenti. Dal 2010 si è verificata però una nuova crescita – e relativo nuovo interesse – per i blog tematici, in quanto più adatti a contenuti lunghi ed esaustivi. Tanto che sono nati anche i video-blog.
Ecco un esempio di videoblog di successo.
Quindi a cosa serve un blog?
A pubblicare contenuti tematici. Diciamo che, se un tempo il diario serviva a contenere le nostre evoluzioni emozionali, i pensieri, i segreti, e nessuno doveva leggerlo, il blog in quanto diario pubblico non si rivolge a noi stessi, ma agli altri. Quindi nel blog si pubblicano contenuti di interesse pubblico. Ma… c’è un ma. A meno che non si voglia creare un blog iperteconologico, di divulgazione scientifica, di informazione politica o qualcosa insomma di altamente specialistico (ma dovrete essere dei veri esperti certificati, eh!), IL BLOG CONTIENE NOI STESSI, quindi in ogni caso noi renderemo pubblico il nostro particolare punto di vista o esperienza riguardo un tema specifico: letteratura, fotografia, arte, cinema, cucina, musica, eccetera eccetera. Per questo motivo dobbiamo avere le carte in regola: o siamo interessanti perché belli, famosi e con un grande seguito (anche solo una di queste caratteristiche potrebbe già bastare) o siamo interessanti perché pubblichiamo contenuti interessanti e CREDIBILI. Solo in questo modo “rischieremo” di ampliare il nostro pubblico anziché ricevere fischi virtuali a ogni post. E questo rischio sarà tanto maggiore quanto i nostri post saranno ricchi di contenuti autentici e originali. Perché Google lo sa.
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Google lo sa
Sono finiti i tempi in cui gli esperti di SEO e di SERP applicavano la formuletta magica legata a parole chiave e campagne Adwords e i siti o blog schizzavano ai primi posti nelle ricerche Google! Questo non significa che tali strumenti non siano necessari, anzi! Però è meglio non improvvisare e affidarsi a mani esperte per curare visibilità e indicizzazione. Ma questo discorso lo affrontiamo dopo. Certo è che oggi anche i Social Media Manager più conservatori vi diranno che ciò che importa sono I CONTENUTI. Nel senso che Google premia ciò che si scrive, non dove o chi lo fa. Questa è anche una delle ragioni per cui ha preso vita una nuova figura lavorativa, il Web Content Manager. Ma non basta, Google li scopre subito i maghi dei contenuti. Il web vuole originalità, verità, qualità, e queste caratteristiche le hanno solo gli scrittori e gli artisti, quelli che mettono in piazza sé stessi senza veli, senza mentire, quelli che raccontano le proprie esperienze senza tema di smentita, quelli che smuovono il pubblico perché hanno un interesse diretto e personale a farlo. Pare che le aziende stiano cercando Content Manager tra questi attori protagonisti, adesso.
Il blog è la nostra casa
Bisogna che sia in ordine per l’arrivo degli ospiti, che ci auguriamo siano parecchi. Bisogna che ci siano belle immagini e filmati, bisogna scrivere spesso ma non troppo, bisogna curare la home page, l’impostazione, la fruibilità. Perché il blog è il nostro biglietto da visita, oltre che la nostra casa, per cui è vero, ci scriviamo ciò che vogliamo, ma dobbiamo sempre dare un’ottima impressione. Altrimenti il pubblico volubile ci mette un attimo ad andare dai vicini… E poi, tramite i vari social network, siamo in grado di far vedere cosa c’è dentro a tutti, proprio a tutti – magari proviamo a farla una cernita, perché non credo che agli appassionati di Bull Terrier interessino i nostri poemetti o i nostri protagonisti disperati o le nostre foto della Thailandia, – quindi, occhio! bisogna essere sempre pronti. Come diceva mia madre “Lavati sempre, non sia mai viene il dottore!”. Vabé… Detto questo, e poiché creare e curare un blog non costa nulla, almeno per le campagne SEO e SERP rivolgiamoci a qualcuno!
Esperti di web. Quanto costano?
Sinceramente non lo so. Credo che essere seguiti per il nostro blog solo per analizzarlo, indicizzarlo e impostare una campagna SERP (in pratica quando sui motori di ricerca le nostre singole pagine scritte appaiono per prime), non costi tantissimo, non siamo certo aziende che promuovono un prodotto. Il prodotto siamo noi (e i nostri libri), quindi non vendiamo nulla – non è vero, ma lo facciamo in modo più nascosto, – per cui credo che una spesa giusta potrebbe essere intorno ai € 150/mese. Poi magari mi sbaglio, ma l’ho detto prima, non so quanto costano. Informatevi! Per me è più interessante cercare di ottenere qualcosa gratis, ovviamente, ma con reciproca soddisfazione. È quello che ho fatto nell’ultimo periodo, quando ho deciso di ristrutturare il mio blog e l’ho affidato a un esperto. Non dico sia facile trovare qualcuno che ti rimetta a posto tutto gratuitamente, ma è possibile. Però ve lo spiego nel prossimo post, tra sette giorni. Lasciatemi mettere in pratica le nuove direttive, no?